Articolo 21 - Editoriali
Prima di tutto il diritto umano alla parola
di Comitato nazionale genitori familiari disabili uditivi
Riceviamo e di seguito pubblichiamo:
Alla cortese attenzione
VII Commissione Cultura Scienza e Istruzione
On. Deputati
La pdl 4207 nega i diritti umani della persona con disabilità uditiva e pertanto deve essere ritirata.
Il diritto alla parola e alla lingua è un diritto insopprimibile affermato dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali (Los Angeles 1948), e il suo soddisfacimento non negoziabile, costituisce un obbligo per tutti: uomini, donne, famiglie, scuola e gli stessi Stati.
È difficile oggi negare che la parola (verso composito di suoni e fonemi naturali per l’uomo) non sia un bisogno naturale e quindi, un diritto umano determinante perché consente una condizione essenziale della socialità umana.
È dovere degli Stati garantire prioritariamente l’abilitazione umana alla parola.
Lo strumento pratico per il perseguimento dell’obbligo è rappresentato dalla tutela dal diritto costituzionale alla salute (diagnosi precoce, protesizzazione e/o impianto cocleare, abilitazione logopedica, educazione all’espressione). Perché il diritto alla salute e quindi all’acquisizione della parola, venga garantito, si deve intervenire fin dalla nascita e dai primissimi anni di vita, pena l’impossibilità successiva a ridurre la disabilità uditiva e la mancanza dell’espressione orale.
Lo Stato deve quindi assicurare il perseguimento della condizione personale comunicativa “costruendo le condizioni per” la normale cittadinanza.
Non esistono su questo punto scelte, se non quella di negare un diritto naturale a favore di altre modalità comunque parziali e differenzianti fra uomini e donne.
Il bilinguismo (LIS e lingua scritta!) rilanciato ancor oggi dall’ENS, (Ente Nazionale Sordi) dall’UED,(Unione Euopea dei Sordi ) dal WFD, (Fedeazione Mondiale dei Sordi) invece intende sostituirsi all’uso della parola con la cosiddetta lingua italiana dei segni (gestualità) e la lingua scritta (grafia), in nome di un frainteso diritto alla “riparazione” della disabilità e per una malintesa affermazione identitaria che socialmente stigmatizza le persone sorde rendendole dipendenti per tutta la vita dall’interpretariato gestuale.
Occorre invece che la legge preveda prioritariamente l’educazione alla parola (verso umano), assicurando l’apprendimento della lingua nazionale parlata (diritto di pari cittadinanza) e nei casi medicalmente certificati, adottando le altre modalità di comunicazione consentite dall’esperienze e dalla tecnologia. Ciò che non è accettabile e che nella pratica quotidiana la gestualità possa sostituire la parola perché ciò lede il diritto soggettivo e umano.
Non siamo contrari al linguaggio gestuale perché opportunità per relazioni sociali positive, ma non per questo sostitutivo della lingua verbale. Siamo, al contrario, prioritariamente per l’educazione alla parola e alla lingua italiana perché disposto dalla nostra Costituzione.
comitatodisabiliuditivi@gmail.com
http://comitatonazionalegenitorifamiliaridisabiliuditivi.wordpress.com/
Alla cortese attenzione
VII Commissione Cultura Scienza e Istruzione
On. Deputati
La pdl 4207 nega i diritti umani della persona con disabilità uditiva e pertanto deve essere ritirata.
Il diritto alla parola e alla lingua è un diritto insopprimibile affermato dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali (Los Angeles 1948), e il suo soddisfacimento non negoziabile, costituisce un obbligo per tutti: uomini, donne, famiglie, scuola e gli stessi Stati.
È difficile oggi negare che la parola (verso composito di suoni e fonemi naturali per l’uomo) non sia un bisogno naturale e quindi, un diritto umano determinante perché consente una condizione essenziale della socialità umana.
È dovere degli Stati garantire prioritariamente l’abilitazione umana alla parola.
Lo strumento pratico per il perseguimento dell’obbligo è rappresentato dalla tutela dal diritto costituzionale alla salute (diagnosi precoce, protesizzazione e/o impianto cocleare, abilitazione logopedica, educazione all’espressione). Perché il diritto alla salute e quindi all’acquisizione della parola, venga garantito, si deve intervenire fin dalla nascita e dai primissimi anni di vita, pena l’impossibilità successiva a ridurre la disabilità uditiva e la mancanza dell’espressione orale.
Lo Stato deve quindi assicurare il perseguimento della condizione personale comunicativa “costruendo le condizioni per” la normale cittadinanza.
Non esistono su questo punto scelte, se non quella di negare un diritto naturale a favore di altre modalità comunque parziali e differenzianti fra uomini e donne.
Il bilinguismo (LIS e lingua scritta!) rilanciato ancor oggi dall’ENS, (Ente Nazionale Sordi) dall’UED,(Unione Euopea dei Sordi ) dal WFD, (Fedeazione Mondiale dei Sordi) invece intende sostituirsi all’uso della parola con la cosiddetta lingua italiana dei segni (gestualità) e la lingua scritta (grafia), in nome di un frainteso diritto alla “riparazione” della disabilità e per una malintesa affermazione identitaria che socialmente stigmatizza le persone sorde rendendole dipendenti per tutta la vita dall’interpretariato gestuale.
Occorre invece che la legge preveda prioritariamente l’educazione alla parola (verso umano), assicurando l’apprendimento della lingua nazionale parlata (diritto di pari cittadinanza) e nei casi medicalmente certificati, adottando le altre modalità di comunicazione consentite dall’esperienze e dalla tecnologia. Ciò che non è accettabile e che nella pratica quotidiana la gestualità possa sostituire la parola perché ciò lede il diritto soggettivo e umano.
Non siamo contrari al linguaggio gestuale perché opportunità per relazioni sociali positive, ma non per questo sostitutivo della lingua verbale. Siamo, al contrario, prioritariamente per l’educazione alla parola e alla lingua italiana perché disposto dalla nostra Costituzione.
comitatodisabiliuditivi@gmail.com
http://comitatonazionalegenitorifamiliaridisabiliuditivi.wordpress.com/
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