di Vincenzo Cavallo*
Nel 2006 quando ho dovuto valutare se accettare o non accettare un incarico delle Nazioni Unite a Nairobi l'elemento RAI è stato determinante.
Ho iniziato a cercare informazioni riguardo il Kenya e l'Africa Orientale ed è così che per la prima volta ho conosciuto Enzo Nucci e la sede RAI in Africa Sub Sahariana dedicata ad Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e Marcello Palmisano
In quello stesso periodo continuavano ad uscire articoli su tutti i giornali, tutti a decantare l'ottima scelta del servizio pubblico RAI il quale finalmente, nonostante i circa 40 anni di ritardo rispetto agli altri servizi pubblici televisivi europei, arrivava in Africa e nel resto del mondo, per coprire e commentare avvenimenti di attualità e cultura.
Ricordo benissimo il documentario andato in onda sul Tg1 speciale riguardo Nairobi in occasione del World Social Forum ma soprattutto quello sulle Corti Islamiche in Somalia andato in onda sempre sul Tg1 speciale. La RAI con Enzo Nucci entrò prima di tutte le altre televisioni in Somalia grazie al suo network fatto di Italiani e Somali, forse in pochi lo ricordano ma chi segue la Somalia non potrà mai dimenticare quel servizio, un punto di vista completamente diverso.
Vedete cari lettori, in quel servizio Enzo Nucci riuscì a dimostrare come la Somalia si stava rialzando da anni di guerra civile e come le Corti Islamiche stessero in qualche modo riprendendo il controllo del paese. Quello signori cari era il punto di vista dell'Italia e dell'Europa sulla Somalia, il punto di vista di chi puntava alla mediazione con le Corti Islamiche, una strategia poco condivisa da altre potenze mondiali le quali si affrettarono subito a destabilizzare nuovamente il paese, con le conseguenze che voi tutti conoscete. L'Unione Europea attraverso l'Italia avrebbe potuto giocare un ruolo determinante , ma, non lo giocò perchè la società civile e i nostri stessi parlamentari sanno e sapeva poco o nulla di quello che stava accadendo in Somalia. Oggi questa crisi Somala ci costa moto in termini economici e sociali. La Somalia non rappresenta più un opportunità di sviluppo per il nostro paese, ma un buco nero. Peccato che a gli Italiani nessuno lo potrà più spiegare.
L'Italia ha un rapporto molto stretto con l'Africa Orientale, mai come oggi è necessario far capire agli Italiani in patria cosa sta succedendo e come gli avvenimenti qui influenzeranno: la nostra politica europea e nazionale, pensate agli sbarchi dei clandestini, agli interventi dei militari ecc. ecc.
Comprendo quindi la scelta della RAI di rinforzare la nostra presenza a Bruxell ma per fare cosa ? Se perderemo le nostre sedi RAI nel sud del mondo il punto di vista sulla Somalia diventerà quello dell'Inghilterra o degli Stati Uniti, della Reuters o della AP. Badate bene, le mie considerazioni non sono mosse da un sentimento anti-anglosassone ma da una linea politica diversa e che dovrebbe essere condivisa anche dal nostro nuovo governo: rafforzare il ruolo politico e strategico dell'Europa attraverso lo sviluppo di politiche nazionali tese a rafforzare il ruolo dell'Italia e dei paesi Europei.
Ed allora cari lettori e caro nuovo governo, sono d'accordo con voi che sia importante tagliare dei costi superflui in questo momento di crisi. Forse sarà necessario lavorare con modalità diverse, i giornalisti RAI potranno affidarsi quindi al loro network locale, lavorare con dei videomakers freelance, rinunciare alla segretaria e all'autista se necessario, ma non fateli ritornare in patria. Se la loro presenza sul territorio viene meno perdiamo la possibilità di analizzare e commentare gli avvenimenti politici dal nostro punto di vista. Lasciamo i tedeschi ed i francesi soli contro lo strapotere mediatico degli Inglesi e degli Americani.
Se vogliamo un Europa più forte. Se vogliamo un Italia capace di creare opportunità per i giovani nei paesi emergenti in Sud America in Africa in Asia non possiamo e non dobbiamo rinunciare alle nostre sedi RAI.
Quindi mobilitiamoci prima che sia troppo tardi.
*Cultural Video Foundation