Articolo 21 - Editoriali
Rai e pari opportunitĂ
di Anna Scalfati
Disparità’ nel genere e nei contenuti. Dopo venti anni di crescita legislativa e di opportunità professionali per le donne e’ iniziato un amaro millennio. All’insegna della disparità’, dello sfruttamento e della violenza.
E’ come se un cammino si fosse interrotto, quello verso una maggiore civiltà di comportamenti e di rispetto delle pari opportunità’. Simbolo di questa debacle la più’ grande Azienda culturale del Paese: la Rai.
I dati parlano chiaro: e’ come osservare una clessidra a forma di piramide . La presenza femminile nel più’ grande media nazionale e’ inversamente proporzionale al ruolo affidato. Il vertice dei direttori vede il maggior divario di genere , si scende ad un livello intermedio e si raggiunge una quasi parità e poi la base si allarga nel lavoro meno qualificato ad un piu’ alto numero di donne. Il vertice della piramide che porta in posizioni apicali e di potere gli uomini , una volta capovolto rappresenta il minor numero di presenze maschili nei livelli di piu’ bassa qualificazione professionale. Dire dunque che le donne non ci sono e’ un errore: ci sono ma non si vedono.
La loro e’ una visibilita’ di facciata. Volti noti nelle conduzioni e nei programmi non corrispondono ad una reale responsabilita’ di incarichi e di mansioni. Il venire meno di garanzie e di prospettive coincide con la mancata realizzazione di servizi minimi quali l’asilo nido aziendale -la cui proposta risale per l’appunto a circa venti anni orsono- e la mancata flessibilita’ degli orari di lavoro non coincidenti con il lavoro di cura di cui le donne sono le principali protagoniste. Disparita’ nel genere ma anche nei contenuti. In questi venti anni, soprattutto se teniamo conto del lavoro e delle pubblicazioni della Presidenza del Consiglio, curate da Giacomo Rech, aventi come oggetto temi fondamentali quali l’immagine della donna, le strategie per realizzare gli scopi del decennio delle Nazioni Unite , le azioni positive, il rapporto tra donne e tecnologie, il sessismo nella lingua italiana ed altre indagini esplorative sulla condizione femminile- se si considera tutto il lavoro svolto- e’ facile comprendere la delusione di questi ultimi anni.
I dati che qui alleghiamo forniti dall’Usigrai, il sindacato di categoria dei Giornalisti Rai e dalla CPO Usigrai sono rappresentativi di una discriminazione nelle mansioni che va molto al di la’ del cosiddetto “tetto di cristallo” oltre il quale le donne sapevano di non potere arrivare. A pari meriti, pari titoli, pari impegno, le donne Rai continuano a vivere una situazione di precariato inaccettabile: senza certezza di carriera perche’ laddove non vi e’ certezza di merito non vi e’ garanzia per il rispetto delle Pari Opportunita’.
Ma al di la’ del dato occupazionale femminile esiste anche il significato della immagine femminile proposta in tv. Strettamente collegata ad una societa’ dei consumi dove le donne come popolazione emergente e consumatrici d’eccezione sono state letteralmente bombardate da ogni tipo di messaggio legato ad un uso del corpo a “tutto campo”. Dalle creme alle auto, dai biscotti ai detersivi: il corpo delle donne ha veicolato ogni tipo di messaggio.
Ma, vorrei chiudere questo mio intervento ricordando che in contemporanea a questo fenomeno di forte destrutturazione etica e culturale cresceva il mondo femminile nelle universita’ e nelle scuole di specializzazione. Anche qui una piramide inversa segna punte di eccellenza formative che ancora non corrispondono ad una larga base sociale ma rappresentano sicuramente la premessa per la partecipazione femminile ai processi decisionali .
Cio’ ha portato a rendere visibile cio’ che si teorizzava: ovvero che le donne hanno capacita’ infinite e che la loro integrazione per quanto ancora insufficiente e spesso contrastata portera’ nel tempo a una nuova organizzazione della societa’. Certo oggi siamo nel corpo a corpo, nella lotta vera per la sopravvivenza e /o la prevalenza dei generi ma non ci facciamo distrarre: i social network segnano la nascita di primavere italiane gestite dalle donne dei movimenti di opinione. Per il contrasto delle mafie, la partecipazione alla politica: sebbene in un contesto di assoluta disparita’, stiamo parlando di un cammino irreversibile e tutto ancora da raccontare.
E’ come se un cammino si fosse interrotto, quello verso una maggiore civiltà di comportamenti e di rispetto delle pari opportunità’. Simbolo di questa debacle la più’ grande Azienda culturale del Paese: la Rai.
I dati parlano chiaro: e’ come osservare una clessidra a forma di piramide . La presenza femminile nel più’ grande media nazionale e’ inversamente proporzionale al ruolo affidato. Il vertice dei direttori vede il maggior divario di genere , si scende ad un livello intermedio e si raggiunge una quasi parità e poi la base si allarga nel lavoro meno qualificato ad un piu’ alto numero di donne. Il vertice della piramide che porta in posizioni apicali e di potere gli uomini , una volta capovolto rappresenta il minor numero di presenze maschili nei livelli di piu’ bassa qualificazione professionale. Dire dunque che le donne non ci sono e’ un errore: ci sono ma non si vedono.
La loro e’ una visibilita’ di facciata. Volti noti nelle conduzioni e nei programmi non corrispondono ad una reale responsabilita’ di incarichi e di mansioni. Il venire meno di garanzie e di prospettive coincide con la mancata realizzazione di servizi minimi quali l’asilo nido aziendale -la cui proposta risale per l’appunto a circa venti anni orsono- e la mancata flessibilita’ degli orari di lavoro non coincidenti con il lavoro di cura di cui le donne sono le principali protagoniste. Disparita’ nel genere ma anche nei contenuti. In questi venti anni, soprattutto se teniamo conto del lavoro e delle pubblicazioni della Presidenza del Consiglio, curate da Giacomo Rech, aventi come oggetto temi fondamentali quali l’immagine della donna, le strategie per realizzare gli scopi del decennio delle Nazioni Unite , le azioni positive, il rapporto tra donne e tecnologie, il sessismo nella lingua italiana ed altre indagini esplorative sulla condizione femminile- se si considera tutto il lavoro svolto- e’ facile comprendere la delusione di questi ultimi anni.
I dati che qui alleghiamo forniti dall’Usigrai, il sindacato di categoria dei Giornalisti Rai e dalla CPO Usigrai sono rappresentativi di una discriminazione nelle mansioni che va molto al di la’ del cosiddetto “tetto di cristallo” oltre il quale le donne sapevano di non potere arrivare. A pari meriti, pari titoli, pari impegno, le donne Rai continuano a vivere una situazione di precariato inaccettabile: senza certezza di carriera perche’ laddove non vi e’ certezza di merito non vi e’ garanzia per il rispetto delle Pari Opportunita’.
Ma al di la’ del dato occupazionale femminile esiste anche il significato della immagine femminile proposta in tv. Strettamente collegata ad una societa’ dei consumi dove le donne come popolazione emergente e consumatrici d’eccezione sono state letteralmente bombardate da ogni tipo di messaggio legato ad un uso del corpo a “tutto campo”. Dalle creme alle auto, dai biscotti ai detersivi: il corpo delle donne ha veicolato ogni tipo di messaggio.
Ma, vorrei chiudere questo mio intervento ricordando che in contemporanea a questo fenomeno di forte destrutturazione etica e culturale cresceva il mondo femminile nelle universita’ e nelle scuole di specializzazione. Anche qui una piramide inversa segna punte di eccellenza formative che ancora non corrispondono ad una larga base sociale ma rappresentano sicuramente la premessa per la partecipazione femminile ai processi decisionali .
Cio’ ha portato a rendere visibile cio’ che si teorizzava: ovvero che le donne hanno capacita’ infinite e che la loro integrazione per quanto ancora insufficiente e spesso contrastata portera’ nel tempo a una nuova organizzazione della societa’. Certo oggi siamo nel corpo a corpo, nella lotta vera per la sopravvivenza e /o la prevalenza dei generi ma non ci facciamo distrarre: i social network segnano la nascita di primavere italiane gestite dalle donne dei movimenti di opinione. Per il contrasto delle mafie, la partecipazione alla politica: sebbene in un contesto di assoluta disparita’, stiamo parlando di un cammino irreversibile e tutto ancora da raccontare.
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