Articolo 21 - Editoriali
Il 21 febbraio al Senato il Rapporto annuale di IHR sulla pena di morte in Iran
di ufficio stampa IHR
Martedì 21 febbraio alle ore 12, presso la Sala "Caduti di Nassiryia" del Senato della Repubblica, verrà presentato in anteprima mondiale il "Rapporto annuale sulla pena di morte in Iran - 2011" curato da Iran Human Rights. Interverranno per l'occasione Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce internazionale di IHR, e il Senatore Pietro Marcenaro, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato.
Il rapporto è il risultato di un anno di ricerche e di lavoro da parte di IHR, organizzazione non governativa che dal 2007 lavora con attenzione costante per denunciare il dramma della pena di morte e delle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell'Iran. Dal rapporto di quest'anno, i cui dati saranno resi pubblici il 21, emerge che non accenna a fermarsi l'ondata di esecuzioni cominciata dopo le proteste seguite alle contestate elezioni presidenziali del 2009. Centinaia di esecuzioni, molte delle quali avvenute in pubblico, sono il chiaro segnale che il regime di Teheran usa sempre più la pena di morte come strumento di potere e di controllo, per diffondere il terrore tra la popolazione e assicurare, anche in questo modo, la propria sopravvivenza. L'Iran è anche uno dei pochi paesi al mondo che mette a morte rei-minorenni, e il 2011 non ha fatto eccezione a questa tragica regola.
Il boia non si ferma mai, in Iran. I dati delle prime settimane del 2012 confermano infatti che non c'è nessuna inversione di tendenza in cui sperare. Particolare apprensione, in questi giorni, desta il caso di Saeed Malekpour, iraniano di nascita ma residente in Canada, arrestato in Iran, dove si era recato nel 2008 per dire addio al padre malato terminale. È stato rinchiuso per più di 3 anni nel carcere di Evin a Teheran, dove ha trascorso mesi in isolamento, e dove con torture fisiche e psicologiche gli sono state estorte false confessioni. Sulla base di queste, Malekpour, un ingegnere esperto nello sviluppo di software, è stato condannato a morte con l'accusa di avere "gestito siti web osceni". In realtà egli aveva semplicemente messo a punto un programma che consente di caricare immagini online e che è stato usato, a sua insaputa e senza il suo consenso, in un sito che conteneva materiale vietato ai minori. Recentemente la Corte Suprema iraniana ha confermato la sentenza e l'esecuzione di Malekpour potrebbe aver luogo da un momento all'altro.
Anche di lui si parlerà, sperando che non sia troppo tardi, il 21 febbraio a Roma, alla Sala Nassiryia.
Il rapporto è il risultato di un anno di ricerche e di lavoro da parte di IHR, organizzazione non governativa che dal 2007 lavora con attenzione costante per denunciare il dramma della pena di morte e delle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell'Iran. Dal rapporto di quest'anno, i cui dati saranno resi pubblici il 21, emerge che non accenna a fermarsi l'ondata di esecuzioni cominciata dopo le proteste seguite alle contestate elezioni presidenziali del 2009. Centinaia di esecuzioni, molte delle quali avvenute in pubblico, sono il chiaro segnale che il regime di Teheran usa sempre più la pena di morte come strumento di potere e di controllo, per diffondere il terrore tra la popolazione e assicurare, anche in questo modo, la propria sopravvivenza. L'Iran è anche uno dei pochi paesi al mondo che mette a morte rei-minorenni, e il 2011 non ha fatto eccezione a questa tragica regola.
Il boia non si ferma mai, in Iran. I dati delle prime settimane del 2012 confermano infatti che non c'è nessuna inversione di tendenza in cui sperare. Particolare apprensione, in questi giorni, desta il caso di Saeed Malekpour, iraniano di nascita ma residente in Canada, arrestato in Iran, dove si era recato nel 2008 per dire addio al padre malato terminale. È stato rinchiuso per più di 3 anni nel carcere di Evin a Teheran, dove ha trascorso mesi in isolamento, e dove con torture fisiche e psicologiche gli sono state estorte false confessioni. Sulla base di queste, Malekpour, un ingegnere esperto nello sviluppo di software, è stato condannato a morte con l'accusa di avere "gestito siti web osceni". In realtà egli aveva semplicemente messo a punto un programma che consente di caricare immagini online e che è stato usato, a sua insaputa e senza il suo consenso, in un sito che conteneva materiale vietato ai minori. Recentemente la Corte Suprema iraniana ha confermato la sentenza e l'esecuzione di Malekpour potrebbe aver luogo da un momento all'altro.
Anche di lui si parlerà, sperando che non sia troppo tardi, il 21 febbraio a Roma, alla Sala Nassiryia.
Iran Human Rights è un' organizzazione non governativa, politicamente indipendente, che ha come scopo la difesa dei diritti umani in Iran. Nata nel 2007, ha sede a Oslo e membri attivi in Iran, in Europa, Asia e Nord America. Due sezioni nazionali di IHR sono presenti in Norvegia e in Italia.
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