Articolo 21 - Editoriali
Ma Garimberti vale la spesa?
di Isabella Rossi
“Noi non chiudiamo tutte le sedi estere. Ne chiudiamo solo alcune in base ad una valutazione sull’importanza delle sedi in relazione ai costi. Ad esempio la sede di Nairobi, per dirla brutalmente, non vale la spesa, anche New Delhi produce poco. Mosca è border line perché se non ci sono elezioni o attentati dei ceceni di solito non produce granchè. Se poi i servizi che queste sedi mandano non vanno in onda, occorre chiamare in causa i direttori”.
Questo sì che è parlare chiaro, senza se e senza ma. Finalmente il massimo dirigente della televisione pubblica getta il cuore oltre l’ostacolo per affrontare i marosi della commissione di Vigilanza Rai senza timore alcuno. Questa lapidaria e iconoclasta dichiarazione arriva da Paolo Garimberti, presidente Rai rispondendo ad una domanda sulla chiusura di 7 sedi Rai all’estero.
Il Robert Redford dei poveri (definizione di Dagospia) rubando tempo prezioso alle sue sgambate in bicicletta (imperdibili le foto che lo ritraggono in pantaloncini fuseax al ginocchio, occhiali a specchio e caschetto!) ed ai suoi allenamenti di jogging e tennis nei circoli vip della capitale ha avuto il tempo di condurre una analisi approfondita sulle sedi estere. Del resto nel suo curriculum tra una maratona ed una corsa campestre può annoverare un passato di corrispondente proprio dall’ex Unione Sovietica. Dovrebbe quindi sapere che oggi più che mai la Russia ritorna a rivestire quel ruolo centrale nella geopolitica mondiale che non ha mai cessato di avere. Gli anni post caduta del muro sono serviti a far emergere e consolidare nuove lobbies e gruppi di potere ma la Russia in tutta la sua storia non ha mai abbandonato le mire di grandeur, neanche durante i 70 anni di potere sovietico, anzi coltivandole soltanto in maniera diversa, secondo una interessante e stimolante teoria elaborata da storici e studiosi. Ridurre quindi il lavoro della sede di corrispondenza di Mosca ad uno stanco elenco di attentati ceceni o di risultati annunciati di elezioni è un torto all’intelligenza di chi paga il canone.
Forse sarebbe il caso che il Presidente si attivasse (proprio in virtù del suo passato di corrispondente per mancanza di prove) a sensibilizzare i direttori dei tg affinchè dalla Russia arrivassero corrispondenze in grado di raccontare il paese e la sua evoluzione, come la Rai ha fatto per ben 55 anni, tanti sono gli anni dell’ufficio Rai a Mosca. Ma Garimberti era troppo occupato a contestare al tg3 i lanci dei servizi che non rispettavano l’equilibrio politico mentre sul tg1 delle 20 di Minzolini andava in onda l’Italia dei cani in mostra o la fiera del bjoux. Certo, in quei giorni c’era da decidere per un posto di presidente di un organismo televisivo internazionale ed una strizzata d’occhio al Cavaliere ha dato i suoi frutti. Del resto nessuno di questi amministratori rifiuta un posto nel lebbrosario di prebende che la politica dispensa ai sudditi fedeli. Anche quelli cosiddetti di sinistra che come ricorda Ennio Flaiano hanno il cuore certamente a sinistra ma il portafoglio saldamente a destra.
Ma laddove la chiarezza non difetta al Presidente Garimberti è quando dice : “Ad esempio la sede di Nairobi per dirla brutalmente non vale la spesa, anche New Delhi produce poco”.
La nostra domanda sorge spontanea: per dirla altrettanto brutalmente, i 448.000 (quattrocento quarantottomila) mila euro all’anno di stipendio corrisposti dalla Rai al Presidente (come da denuncia dei redditi) valgono la spesa?
Garimberti ci ricorda la figura di Chance il giardiniere, lo splendido personaggio interpretato da Peter Sellers nel film “Oltre il giardino” di Hal Ashby. Colpisce il suo disarmante candore nell’esprimere opinioni spacciate come ispirate a grande saggezza, illuminante filosofia e profonda conoscenza del mondo e delle persone.
Proprio per questo è giunto il momento di restituire a tempo pieno gambe e braccia del Presidente Rai Paolo Garimberti alle loro attività sportive preferite.
Questo sì che è parlare chiaro, senza se e senza ma. Finalmente il massimo dirigente della televisione pubblica getta il cuore oltre l’ostacolo per affrontare i marosi della commissione di Vigilanza Rai senza timore alcuno. Questa lapidaria e iconoclasta dichiarazione arriva da Paolo Garimberti, presidente Rai rispondendo ad una domanda sulla chiusura di 7 sedi Rai all’estero.
Il Robert Redford dei poveri (definizione di Dagospia) rubando tempo prezioso alle sue sgambate in bicicletta (imperdibili le foto che lo ritraggono in pantaloncini fuseax al ginocchio, occhiali a specchio e caschetto!) ed ai suoi allenamenti di jogging e tennis nei circoli vip della capitale ha avuto il tempo di condurre una analisi approfondita sulle sedi estere. Del resto nel suo curriculum tra una maratona ed una corsa campestre può annoverare un passato di corrispondente proprio dall’ex Unione Sovietica. Dovrebbe quindi sapere che oggi più che mai la Russia ritorna a rivestire quel ruolo centrale nella geopolitica mondiale che non ha mai cessato di avere. Gli anni post caduta del muro sono serviti a far emergere e consolidare nuove lobbies e gruppi di potere ma la Russia in tutta la sua storia non ha mai abbandonato le mire di grandeur, neanche durante i 70 anni di potere sovietico, anzi coltivandole soltanto in maniera diversa, secondo una interessante e stimolante teoria elaborata da storici e studiosi. Ridurre quindi il lavoro della sede di corrispondenza di Mosca ad uno stanco elenco di attentati ceceni o di risultati annunciati di elezioni è un torto all’intelligenza di chi paga il canone.
Forse sarebbe il caso che il Presidente si attivasse (proprio in virtù del suo passato di corrispondente per mancanza di prove) a sensibilizzare i direttori dei tg affinchè dalla Russia arrivassero corrispondenze in grado di raccontare il paese e la sua evoluzione, come la Rai ha fatto per ben 55 anni, tanti sono gli anni dell’ufficio Rai a Mosca. Ma Garimberti era troppo occupato a contestare al tg3 i lanci dei servizi che non rispettavano l’equilibrio politico mentre sul tg1 delle 20 di Minzolini andava in onda l’Italia dei cani in mostra o la fiera del bjoux. Certo, in quei giorni c’era da decidere per un posto di presidente di un organismo televisivo internazionale ed una strizzata d’occhio al Cavaliere ha dato i suoi frutti. Del resto nessuno di questi amministratori rifiuta un posto nel lebbrosario di prebende che la politica dispensa ai sudditi fedeli. Anche quelli cosiddetti di sinistra che come ricorda Ennio Flaiano hanno il cuore certamente a sinistra ma il portafoglio saldamente a destra.
Ma laddove la chiarezza non difetta al Presidente Garimberti è quando dice : “Ad esempio la sede di Nairobi per dirla brutalmente non vale la spesa, anche New Delhi produce poco”.
La nostra domanda sorge spontanea: per dirla altrettanto brutalmente, i 448.000 (quattrocento quarantottomila) mila euro all’anno di stipendio corrisposti dalla Rai al Presidente (come da denuncia dei redditi) valgono la spesa?
Garimberti ci ricorda la figura di Chance il giardiniere, lo splendido personaggio interpretato da Peter Sellers nel film “Oltre il giardino” di Hal Ashby. Colpisce il suo disarmante candore nell’esprimere opinioni spacciate come ispirate a grande saggezza, illuminante filosofia e profonda conoscenza del mondo e delle persone.
Proprio per questo è giunto il momento di restituire a tempo pieno gambe e braccia del Presidente Rai Paolo Garimberti alle loro attività sportive preferite.
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