di Daniela de Robert
'Non ho nulla contro la signora Boldrini, se si è sentita offesa me ne dispiace”. Tutto qui. All’indomani del durissimo attacco del ministro della difesa Ignazio La Russa contro l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e contro la sua portavoce in Italia Laura Boldrini, il ministro non cambia idea. Anzi, quasi si stupisce che l’averla definita “una disumana o una criminale”, colpevole oltretutto di avere il cognome di un noto partigiano, abbia potuto offenderla.
Le violente critiche contro l’organismo delle Nazioni Unite due volte premio Nobel per la sua attività a favore dei profughi e dei rifugiati in tutto il mondo sono la risposta alla bocciatura dell’Onu che aveva chiesto all’Italia di fermare i respingimenti, definiti dal rappresentante italiano dell’Acnur Laurens Jolles una pratica contraria alla Convenzione di Ginevra, alle norme italiane ed europee. E che le persone finora rispedite in Libia dalle acque internazionali fossero riammesse in Italia. In caso contrario – aveva aggiunto – l’Italia sarebbe responsabile per le conseguenze del respingimento”, cioè – come ha precisato Laura Boldrini – quelle a cui vanno incontro gli immigrati nel caso in cui dalla Libia fossero rispediti nei paesi da cui sono fuggiti per sottrarsi a persecuzioni e torture. “Se così avvenisse – ha detto Boldrini – l’Italia sarebbe corresponsabile delle loro morti”.
Parole dure, come dure sono quelle della Caritas secondo cui “qualsiasi respingimento in mare lede il diritto di asilo. Ma se non affrontiamo seriamente il tema della richiesta di asilo le violazioni dei diritti umani si moltiplicheranno”. A parlare è Quyen Ngo Dinh, presidente della Commissione migrazioni di Caritas Europa e responsabile dell’area immigrati della Caritas di Roma che all’agenzia SIR ha definito “una vergogna” il fatto che siano state respinte persone che “hanno già subito delle persecuzioni nei rispettivi paesi”. Quindi ha aggiunto “Non possiamo tollerare che le persone rischino la vita, siano torturate e che l’85% delle donne che arrivano a Lampedusa siano state violentate”.
L’ACNUR non conta “un fico secco” e la signora Boldrini “è nota per essere di rifondazione comunista”. Questa la reazione del ministro durante un comizio. Mentre sul volo di ritorno l’attacco si trasforma in una minaccia con un ragionamento sul possibile reato di “favoreggiamento” che potrebbero commettere Laura Boldrini e tutto l’Acnur chiedendo al governo italiano di accettare i migranti in Italia senza respingerli in mare. Favoreggiamento del reato di clandestinità. Lo stesso per il quale sette pescatori tunisini rischiano tre anni e sei mesi di reclusione. La loro colpa: aver salvato quarantaquattro migranti a largo di Lampedusa.
L’Acnur bolla come inaccettabili gli attacchi “immotivati e personali” e assicura: “l’impegno dell’Acnur nel perseguire la sua missione umanitaria non muterà”.
Intanto il governo italiano manda il ministro dell’interno in Libia per fare il punto sulle prime due settimane di respingimenti, mentre il premier si prepara a ricevere Gheddafi a Roma.
Tutto come prima, dunque. Nonostante gli appelli dell’Onu e della stessa conferenza episcopale. D’altra parte siamo in campagna elettorale. Cosa vuoi che sia la vita di qualche migrante rispetto a una manciata di voti?