di Santo Della Volpe
Una bandiera irachena al collo,perfettamente vestito e rasato, un breve tragitto sotto decine di telecamere e scortato dall’esercito iracheno come se fosse una autorità ministeriale: così Muntazer al Zaidi, il giornalista iracheno arrestato per aver lanciato le sue due scarpe a George W.Bush il 14 dicembre di un anno fa, ha lasciato oggi il carcere dove era rinchiuso dal 2008. acclamato come un eroe , diventato il personaggio forse più famoso dell’intero mondo arabo, Muntazer ha tenuto una breve ma “rivelante” conferenza stampa nella sede della rete televisiva per la quale ha lavorato per anni, Baghdadiya TV. Poche parole ma chiare: ”Niente di cui pentirsi: prima di quella conferenza stampa ci avevano pregato di non fare domande imbarazzanti al presidente Bush e questo non mi sembrava giusto: In questi mesi ho lottato per difendere il mio onore di giornalista” ha detto Muntazer, aggiungendo poi,alla moda baffarda di tanti iracheni , “volevano che gli offrissimo delle rose, quelle scarpe erano la mia rosa per l’occupante, era così umiliante vedere il mio paese profanato….sono stato spinto nel mio gesto dall’ingiustizia a cui il mio popolo è stato sottoposto e da come l’occupante ha schiacciato la mia patria con i suoi stivali”.
Non a caso scarpe e stivali, quelle numero 43 di Muntazer alle quali pochi giorni prima del processo fecero anche un bel monumento,proprio nel suo paese,Tikrit (che è anche il paese di Saddam Hussein….), monumento che il presidente dell’Irak, Al Maliki fece distruggere tre giorni dopo . Stivali,come quelli del texano Bush,ormai pensionato di lusso,ma in quel 14 dicembre 2008 ed ancora oggi, rappresenta il simbolo di una guerra sanguinosa quanto inutile.
Muntazer si è fatto 9 mesi di carcere ,condannato a tre anni è stato liberato per buona condotta, proprio nel giorno del viaggio a sorpresa in Iraq del nuovo vice presidente Usa, Joe Biden, proprio per salutare le truppe americane ora in deciso ritiro,prima nelle basi e poi ,radamente a casa. Ma il giornalista iracheno è diventato l’uomo più famoso del mondo arabo, che in quelle scarpe contro Bush si è identificato, perché allora Muntazer fece in tempo anche a gridargli “cane”, animale considerato impuro per l’Islam. Ma soprattutto perché quel suo gesto impersona il gesto di scherno e di rabbia più diffuso nel mondo arabo: si chiama “Kundura” ed è quel particolare stato d’animo e reazione rabbiosa di lancio della scarpa che diventa l’ultimo atto di un litigio,dopo le parole gridate e gli insulti, quando non si vuole (o non si può) passare alle armi . Per intenderci quello che da noi si identifica con la “pernacchia” napoletana, cioè nel dileggio che offende più della spada. “Guarda che ti tiro una scarpa in bocca”, “se non la smetti ti tiro una ciabatta in faccia”, dicono le donne e gli uomini iracheni quando non ne possono più. Per questo Muntazer al-Zaidi è diventato un personaggio popolare: rappresenta quell’odio popolare per la guerra di Bush, per quella invasione che da liberazione(da Saddam e dalla sua tirannia) si era trasformato in una guerra per bande ed in una occupazione insulsa. Muntazer ha dato sfogo,con le sue scarpe, ad un sentimento popolare di dolore, sfregio e dileggio,chiudendo così i due mandati di Bush,davanti alle telecamere di tutto il mondo e,soprattutto, delle TV americane ed arabe.
Ora, mentre per il giornalista iracheno si aprono molte strade,dalla politica agli studi televisivi del mondo intero, il governo di Obama sta ritirando gli americani perché il vero problema per gli Usa sono l’Afganistan e quei Taleban che governano,di fatto, più di metà paese, con il rischio che Kabul possa diventare una Saigon del Duemila.
Anche se anche oggi in Iraq sono esplosi nuovi ordigni per strada e due colpi di mortai sono stati lanciati contro la nuova Ambasciata Americana, la più grande del mondo,sulla riva del Tigri. Perché le elezioni in Iraq sono vicine(diccemmbre o gennaio prossimi) e le fazioni sciite e sunnite hanno ricominciato a spararsi. Muntazer potrebbe essere, se volesse, l’uomo più votato del paese,insidiare anche Al Maliki per popolarità: Ma potrebbe anche tornare a fare il giornalista,magari il più noto e meglio pagato del mondo Arabo. Anche se dal punto di vista etico-professionale, lanciare scarpe invece di fare domande non è proprio nel codice deontologico di un giornalista. Ma la sua,ha tenuto a precisare, è stata una reazione dovuta anche al fatto che gli avevano chiesto di non fare domande imbarazzanti all’ospite americano. Tutto il mondo è paese…anche se il contesto è diverso(cultura e democrazia hanno sempre i loro ambiti specifici…) ed anche se è meglio scendere in piazza per dichiarare di volere una libera informazione e poter fare tutte le domande che si vogliono, libere e non aggiustate,piuttosto che tirare scarpe….