Articolo 21 - Editoriali
Pillola abortiva: arrivano lo stop e l'eurofiguraccia, in nome del Papa Re
di Simone Luciani
Parigi val bene una messa. Figuriamoci per chi di messe ne prenderebbe a iosa (purché ne siano ben informati i giornali, più che la propria coscienza…). Così, i componenti di maggioranza della Commissione Igiene e Sanità del Senato (quelli che hanno sfornato il DDL Calabrò, i feticisti del sondino…), cui da settembre è in mano un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva –ufficialmente per verificarne la compatibilità con la legge 194, in sostanza per tentare di bloccarne l’immissione in commercio-, da domani dovranno discuterne il documento finale. Le conclusioni contenute nella bozza (diffusa dall’Aduc) sono degne di un genio che ben altra sorte meriterebbe che un misero seggio senatoriale.
Sostanzialmente, la Commissione dovrebbe avanzare (non crediamo che la minoranza possa modificare granché della bozza) una serie richieste, anche se basterebbe la prima per preannunciarci il rinvio alle calende greche dell’arrivo della RU486 negli ospedali italiani, cui mancherebbe solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: secondo la Commissione, nonostante i 700 giorni di durata della procedura d’immissione in commercio (contro i 90 previsti da normativa, ma di questo ritardo si è ritenuto di non dover chiedere puntuale conto ai due dirigenti dell’Agenzia del Farmaco ascoltati), non sarebbe stato acquisito il parere del Ministero della Salute in materia di compatibilità con la legge 194. La RU486 è infatti in via d’approvazione da parte dell’Agenzia del Farmaco per mutuo riconoscimento: se una casa produttrice chiede l’immissione in commercio in Italia di un proprio farmaco già in uso in un altro paese europeo, si considerano validi, tramite la “mediazione” dell’Agenzia Europea del Farmaco, gli studi di efficacia e sicurezza effettuati nell’altro paese (nel nostro caso, la Francia). Con una eccezione, che riguarda gli abortivi laddove risultino incompatibili con la legge nazionale in materia di interruzione di gravidanza. E’ una norma voluta, ovviamente, per quei paesi dove l’aborto non è consentito, come l’Irlanda. Ma in mani sbagliate, come quelle della banda del sondino, diventa un’arma micidiale. Così, con un colpo di genio si chiede di sospendere la procedura per attendere l’illuminato parere del duo Sacconi/Roccella, delle cui posizioni sulla RU486 sanno anche i bambini. Dunque, una sorta di sospensione a tempo indeterminato, in attesa di un parere che, attraverso labirinti e arrampicate sugli specchi, riuscirebbe infine a dire che la pillola con la 194 proprio non c’entra (chi conosce la legge sa che può essere così solo per chi è accecato dall’ideologia).
Ma proprio perché Parigi val bene una messa, e se ne va della credibilità del nostro paese a livello europeo chissenefrega, la banda del sondino non si accontenta di questo colpo di genio, e ne sfodera un altro: chiede cioè all’Agenzia Europea del Farmaco di riaprire il dibattito sulla pillola abortiva. Questo significherebbe (sic!) che il farmaco dovrebbe essere ritirato in tutta Europa. E tutto ciò sulla base di quale straordinaria scoperta scientifica? Nessuna. In due mesi di lavoro la Commissione (eravamo stati buoni profeti) non ha prodotto o portato alla luce uno straccio di novità. Tutto ciò che è stato prodotto è una serie di audizioni di personaggi che da anni, da una parte e dall’altra, ripetono la loro posizione sulla pillola abortiva, e la novità è che stavolta sono andati a dirla in Senato. Dunque? Dunque non basta stoppare la pillola abortiva: è necessario anche coprirsi di ridicolo di fronte all’intera Europa. Purché il messaggio arrivi a chi alloggia a pochi chilometri da Palazzo Madama, passato il Tevere…
Questo accade nel Senato della Repubblica. Così vengono spesi i soldi degli italiani. Ricorda la senatrice radicale Donatella Poretti che su 24 convocazioni della Commissione Sanità da settembre a oggi, 16 hanno riguardato l’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva. Aggiungiamo un dettaglio: per fare spazio a questa utilissima indagine, è stato stoppato l’iter della proposta di legge sulle cure palliative e le terapie del dolore. Una proposta di legge già approvata all’unanimità dalla Camera e sulla quale tutti sono d’accordo. Basterebbe qualche aggiustamento tecnico, e una legge che riguarda milioni (sì, milioni…) di persone che soffrono, in fase terminale o quotidianamente, sarebbe rapidamente approvata. Appunto: Parigi val bene una messa. Ma una domanda (ri)sorge spontanea: decido io o decide Dio?
Sostanzialmente, la Commissione dovrebbe avanzare (non crediamo che la minoranza possa modificare granché della bozza) una serie richieste, anche se basterebbe la prima per preannunciarci il rinvio alle calende greche dell’arrivo della RU486 negli ospedali italiani, cui mancherebbe solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: secondo la Commissione, nonostante i 700 giorni di durata della procedura d’immissione in commercio (contro i 90 previsti da normativa, ma di questo ritardo si è ritenuto di non dover chiedere puntuale conto ai due dirigenti dell’Agenzia del Farmaco ascoltati), non sarebbe stato acquisito il parere del Ministero della Salute in materia di compatibilità con la legge 194. La RU486 è infatti in via d’approvazione da parte dell’Agenzia del Farmaco per mutuo riconoscimento: se una casa produttrice chiede l’immissione in commercio in Italia di un proprio farmaco già in uso in un altro paese europeo, si considerano validi, tramite la “mediazione” dell’Agenzia Europea del Farmaco, gli studi di efficacia e sicurezza effettuati nell’altro paese (nel nostro caso, la Francia). Con una eccezione, che riguarda gli abortivi laddove risultino incompatibili con la legge nazionale in materia di interruzione di gravidanza. E’ una norma voluta, ovviamente, per quei paesi dove l’aborto non è consentito, come l’Irlanda. Ma in mani sbagliate, come quelle della banda del sondino, diventa un’arma micidiale. Così, con un colpo di genio si chiede di sospendere la procedura per attendere l’illuminato parere del duo Sacconi/Roccella, delle cui posizioni sulla RU486 sanno anche i bambini. Dunque, una sorta di sospensione a tempo indeterminato, in attesa di un parere che, attraverso labirinti e arrampicate sugli specchi, riuscirebbe infine a dire che la pillola con la 194 proprio non c’entra (chi conosce la legge sa che può essere così solo per chi è accecato dall’ideologia).
Ma proprio perché Parigi val bene una messa, e se ne va della credibilità del nostro paese a livello europeo chissenefrega, la banda del sondino non si accontenta di questo colpo di genio, e ne sfodera un altro: chiede cioè all’Agenzia Europea del Farmaco di riaprire il dibattito sulla pillola abortiva. Questo significherebbe (sic!) che il farmaco dovrebbe essere ritirato in tutta Europa. E tutto ciò sulla base di quale straordinaria scoperta scientifica? Nessuna. In due mesi di lavoro la Commissione (eravamo stati buoni profeti) non ha prodotto o portato alla luce uno straccio di novità. Tutto ciò che è stato prodotto è una serie di audizioni di personaggi che da anni, da una parte e dall’altra, ripetono la loro posizione sulla pillola abortiva, e la novità è che stavolta sono andati a dirla in Senato. Dunque? Dunque non basta stoppare la pillola abortiva: è necessario anche coprirsi di ridicolo di fronte all’intera Europa. Purché il messaggio arrivi a chi alloggia a pochi chilometri da Palazzo Madama, passato il Tevere…
Questo accade nel Senato della Repubblica. Così vengono spesi i soldi degli italiani. Ricorda la senatrice radicale Donatella Poretti che su 24 convocazioni della Commissione Sanità da settembre a oggi, 16 hanno riguardato l’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva. Aggiungiamo un dettaglio: per fare spazio a questa utilissima indagine, è stato stoppato l’iter della proposta di legge sulle cure palliative e le terapie del dolore. Una proposta di legge già approvata all’unanimità dalla Camera e sulla quale tutti sono d’accordo. Basterebbe qualche aggiustamento tecnico, e una legge che riguarda milioni (sì, milioni…) di persone che soffrono, in fase terminale o quotidianamente, sarebbe rapidamente approvata. Appunto: Parigi val bene una messa. Ma una domanda (ri)sorge spontanea: decido io o decide Dio?
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