di Julian Gareth Colabello*
Esiste una Repubblica fondata sul lavoro. Esiste una Repubblica fondata sul futuro delle nuove generazioni. Esiste un paese che vorrebbe smentire quello che molti danno per inevitabile, il tracollo demografico, la crisi delle istituzioni, la rivoluzione populista; che ha compreso che il mercato del lavoro si sta evolvendo verso nuove frontiere, e se non faremo presto, quelle frontiere saranno i deserti in cui i diritti fondamentali dei lavoratori e dell’uomo periranno di sete e abbandono; che per evitare questo bisogna imporre un nuovo presupposto alle riforme del mercato del lavoro e della formazione affinché quei diritti siamo conservati e sviluppati nelle nuove forme d’impiego che ci aspettano.
Esiste una generazione che è stufa di accettare che il lavoro intellettuale sia riservato solo a chi può permetterselo. Che non accetta che quello che è nel proprio diritto, in quanto capaci e meritevoli, ovvero l’accesso alle professioni ed alle formazioni più specialistiche, debba essere considerata merce di scambio per presunti ordini, professori, scuole di formazione private e corporative.
Formazione, oggi in Italia, è un termine con cui si è velatamente nascosto l’abbattimento dell’Università Pubblica e l’introduzione di ogni forma possibile ed immaginabile di sfruttamento dei giovani laureati che si affacciano sul mercato del lavoro.
Non è ammissibile, in nessun campo, per qualsiasi professione o specializzazione, che i periodi formativi, successivi alla laurea non siano in alcun modo retribuiti. Non è possibile che in vista di un affermazione che non arriva mai, i giovani praticanti, stagisti, collaboratori siano considerata forza lavoro a costo e diritti zero.
Non può essere lasciata sotto traccia, nell’indifferenza di un Paese stanco, l’arroganza di chi ritiene ovvio questo sistema, questo modo di fare, che guarda allo sfruttamento delle nuove generazioni con la smorfia soddisfatta di chi da questo sistema ne trae soltanto vantaggi.
E allora qualcosa comincia a muoversi. All’indomani della vergognosa approvazione della legge di Riforma dell’Avvocatura da parte della Commissione Giustizia del Senato, praticanti, studenti e giovani Avvocati hanno deciso di scendere in Piazza oggi a Roma contro la Riforma.
I motivi della mobilitazione sono semplici: questa Riforma, proposta dal CNF, espressione nazionale degli ordini locali dell’avvocatura e appoggiata a quattro braccia dal Governo, carica tutte le conseguenze del sovrannumero di Avvocati in Italia sul percorso di accesso, prevedendo scuole di formazione post laurea a pagamento ed obbligatorie e aggiungendo tutta una serie di test per filtrare l’accesso senza però riformare il livello della formazione universitaria. Insomma gli ordini si stanno costruendo un sistema a proprio uso e consumo, al fine di pilotare gli accessi alla professione.
Le previsioni parimenti di redditi minimi per mantenere lo status di Avvocato dopo esserlo diventato, e le ulteriori incombenze che si abbatteranno sui giovani Avvocati dimostrano l’intenzione da parte delle intelligenze gerontocratiche di questo paese di fare l’ennesimo ripulisti, per arrogarsi il diritto di decidere chi è capace e meritevole e chi invece non ha la famiglia, la flessibilità o il reddito necessario per fare carriera.
Ma il diritto di ognuno, se capace e meritevole, di esercitare una professione, è un diritto garantito dalla Costituzione, e non appartiene a nessun ordine, a nessun Ministro, a nessun Governo o Corporazione.
Oggi a Piazza Farnese alle tre, a manifestare ci saranno ragazzi e ragazze che non hanno mezzi politici superiori, se non le organizzazioni giovanili come i Giovani Democratici, che ad ogni modo per scendere in piazza hanno dovuto rompere con la linea del proprio partito.
Oggi in piazza ci saranno dei ragazzi che hanno semplicemente ragione. E dovrebbero esserci tutti a sostenerli perché quello di oggi è un primo piccolo passo, sarà una prima piccola dimostrazione che esiste una generazione che non si lascerà sommergere senza perlomeno tentare di reagire. Una generazione di cui questo paese ha bisogno, ha molto bisogno.
* Praticante-Avvocato