di Marco Travaglio*
Molti di quanti mi danno la solidarietà per quel che sapete (a proposito: grazie a tutti) mi domandano: “Ma perché l’altra sera, quando Vespa ti ha chiamato per replicare a Bondi e Matteoli che ti additavano come mandante dell’attentato a Berlusconi, hai rifiutato?”. Immaginano, gl’ingenui, che io fossi in poltrona a delibarmi “Porta a porta” e che, appena s’è cominciato a parlare di me, lo squisito conduttore mi abbia raggiunto al telefono per darmi il diritto di replica. Non è così. E’ bene che si sappia come il signorino intende il “contraddittorio”. Intorno alle 18 mi chiama una redattrice del programma: “Vespa le chiede se vuole intervenire in trasmissione. Sa, si parla di lei, abbiamo trasmesso alcuni stralci del suo Passaparola dal blog di Grillo,ci sono Bondi e Matteoli”. Cado dalle nuvole: avranno retrocesso Porta a porta al pomeriggio? No, è tutto registrato. Ciò che si dice nel dibattito lo sanno solo le persone presenti in studio (dove, comprensibilmente, non ho mai avuto la fortuna di metter piede: Vespa dice che preferisce incontrarmi in tribunale, dove - per la cronaca - mi fece una causa e la perse). Domando alla gentile collega: “A che cosa dovrei replicare, visto che non so che cosa si sta dicendo e quali mie frasi avete estrapolato da mezz’ora di Passaparola?”. La giovine è imbarazzata: “Posso riassumere io”. Ribatto: “Mi auguro che abbiate montato una delle tante condanne dell’attentato disseminate in tutto il Passaparola onde evitare montaggi tendenziosi. Per il resto, se volete sentirmi, invitatemi in studio, nelle stesse condizioni degli altri ospiti. Per ora, cantatevela e suonatevela da soli”. Scoprirò poi che Vespa mi aveva allestito un processo in contumacia, dal titolo “Di chi la colpa?”. Mia, si capisce: per le cose che avrei detto dopo, e non prima dell’attentato. Chi volesse saperne di più sulla correttezza professionale di questo individuo non ha che da leggere Panorama, house organ della famiglia Berlusconi dove il conduttore più indipendente e imparziale della Rai ha una rubrica fissa, edita dalla Mondadori che gli pubblica i libri e gli mantiene pure il fratello Stefano, mentre nel governo Berlusconi lavora la moglie Augusta Iannini, capufficio legislativo del ministero della Giustizia: tutte le leggi vergogna partorite da Angelino Jolie passano per le auguste manine. Nell’ultimo numero l’insetto stigmatizza la Cassazione per aver osato assolvere Piero Ricca, reo di aver dato del “buffone” a Berlusconi (come la gran parte della stampa internazionale) e di avergli ricordato l’articolo 3 della Costituzione. Poi aggiunge che “un parte dei magistrati ha ingaggiato dal ‘94 col Cavaliere una partita mortale che non si concluderà mai perché i processi contro di lui si rigenerano come l’idra a sette teste”. Capita a diversi imputati che, commettendo molti reati, subiscono molti processi. Ma, quando capita a Berlusconi, il suo (e nostro) salariato Vespa chiama i processi “partita mortale”.Poi aggiunge che Berlusconi fu “prosciolto” dalle accuse di mafia a Palermo e di strage a Caltanissetta. E’ falso: la sua posizione fu archiviata per decorrenza dei termini, ergo le inchieste possono riaprisi in qualunque momento all’emergere di nuovi fatti. Poi racconta, il Vespa, una lettera in cui “i corleonesi minacciavano nel ’94 di rapirgli il figlio se non avesse messo a disposizione una tv”: dimentica che, nella stessa lettera attribuita a Provenzano,questi prometteva appoggio politico. Poi conclude con la solita balla: “Giuseppe Spatuzza smentito da Filippo Graviano”. In realtà Spatuzza (che si chiama Gaspare) non è stato smentito da Filippo Graviano: fu l’altro Graviano (Giuseppe) a parlargli di Berlusconi e Dell’Utri. E poi: se al processo facevano parlare prima Graviano e poi Spatuzza, che avrebbe scritto Vespa? Che Spatuzza aveva smentito Graviano? Ma no che non l’avrebbe scritto. Il padrone, come il Duce, ha sempre ragione.
* Il Fatto Quotidiano – 19 dicembre 2009