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Articolo 21 - Editoriali
Aurora Staino: mia figlia è lesbica. Gli omosessuali e le loro famiglie, in Italia, ESISTONO, è una realtà che non può più essere ignorata
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di Giulia Fresca

“OMOCRAZIA” è il nome dato ad un movimento spontaneo a favore dei diritti omosessuali costituitosi a Cosenza e che lo scorso febbraio ha organizzato in Calabria "la fiaccola dei diritti", evento partito da Savona e realizzato in diverse città d'Italia registrando l’intervento telefonico di Francesco Zanardi, fondatore del movimento "Gay Italiani".
Aurora Staino, tra i fondatori del Comitato Genitori OMOCRAZIA sostiene fortemente che bisogna essere «insieme per combattere il pregiudizio e l'omofobia». Ma per dare una forte prova di ciò che significa ci ha raccontato la sua storia.
«Sono la mamma di una meravigliosa ragazza lesbica; meravigliosa perché dotata di sensibilità, sani principi, intelligenza; E’ vicina alla laurea e spera di potersi realizzare al più presto in campo lavorativo. Vive la sua condizione con dignità. Sin dall’adolescenza e fino all’età di 19 anni percepivo in mia figlia dei disagi, cercavo di parlarle, di capire, ma lei mi tranquillizzava dicendomi “mamma, va tutto bene”. La guardavo negli occhi che non sprizzavano la spensieratezza tipica di quella età. Non ero convinta e finivo sempre per dirle “non dimenticare mai che io ci sono sempre, per qualsiasi motivo, che il mio amore per te non ha fine”.Notavo spesso il suo diario lasciato ben in vista, ero combattuta se aprirlo, pensavo “e se volesse dirmi qualcosa?”. Un giorno l’ho aperto, non parlava della sua omosessualità ma ho letto qualcosa che mi ha fatto sorgere dei dubbi in merito, ho riflettuto a lungo e dopo pochi giorni l’ho stimolata a parlare, l’ha fatto: Mi ha comunicato la sua omosessualità. Non nascondo che sono entrata nel panico. Ero disperata, ma sono stati solo pochi minuti, poi l’ho guardata ed ho visto altro che una ragazzina confusa ed impaurita, in quel preciso momento ho capito che aveva sofferto e stava soffrendo, che aveva bisogno della sua famiglia. Ho stretto mia figlia al cuore, rassicurandola, dicendole che suo papà ed io saremmo stati sempre al suo fianco. Ricordo le parole di mio marito “Se nostra figlia è omosessuale non è colpa nostra ne tantomeno sua. Noi in quanto genitori, abbiamo il dovere di tutelarla dai pregiudizi, rispettare la sua condizione e fare di tutto per farla rispettare”. Mi sono detta che se volevo aiutare mia figlia nel modo più giusto dovevo conoscere il mondo omosessuale di cui sapevo molto poco. E’ stato un percorso doloroso, intanto ho dovuto cambiare schema mentale, accantonare le progettualità che ogni mamma pensa per i figli, ma non è stato certamente questo il lato più doloroso. Ho visto che questo mondo è fatto anche di persone buone, sensibili, educate e che soffrono perché discriminate, derise, vittime di uno stupido pregiudizio omofobo. A causa dell’omofobia, rischiano la vita e quando va bene, sono ferite nel corpo e nell’anima; da qui la paura di rendersi visibili, di non essere accettate dalla famiglia e dai parenti. Per questo molti non si sentono liberi.
Tutto questo mi ha fatto star male, mi sentivo impotente, avevo bisogno anch’io di aiuto. Non ho mai fatto percepire il mio stato d’animo a mia figlia, a lei infondevo solo sicurezza, ma ho dovuto contattare uno psicologo, è stato molto bravo, mi ha aiutata e mi ha raccomandato di continuare sulla mia strada perché la cosa che ferisce di più questi ragazzi e che rischia di farli “perdere” è quella di essere rifiutati dalle famiglie. Nostra figlia, neppure per un attimo, è stata rifiutata. Siamo andati avanti, siamo cresciuti e diventati forti insieme. Ci sentiamo genitori nel pieno significato del termine.»
Qual è allora il messaggio?
«Il messaggio che vorrei far arrivare alle famiglie che hanno un figlio omosessuale che non accettano o che fanno finta di non accorgersi, è questo: “I figli sono un dono di Dio. Tutti, indistintamente uguali, figli dello stesso Dio. Se avessimo avuto un figlio malato, gravemente disabile, sicuramente non lo avremmo abbandonato ma assistito amorevolmente, e allora perché non si accetta un figlio omosessuale? E’ più importante l’opinione della massa che il suo benessere? Di che cosa ci dobbiamo vergognare? I nostri figli non sono omofobi e non hanno commesso alcun reato, la loro non è una scelta sbagliata o un capriccio, bensì una condizione naturale. Per questo motivo dobbiamo orgogliosamente stare vicino ai nostri figli, renderli forti e visibili, per far capire a chi esercita il pregiudizio che non è giusto, che nessuno è immune, che domani potrebbero (o forse c’è già) trovarsi un omosessuale in famiglia e quindi imparare ad avere rispetto, non solo del mondo omosessuale, ma di tutte le diversità.” Se si voleva fare realmente qualcosa per frenare i vergognosi comportamenti discriminatori, doveva essere approvata la legge contro l’omofobia, integrata però da insegnamenti specifici, ad iniziare dalle scuole elementari, cosi ché, sin da bambini, si possa apprendere il rispetto per le diversità. Noi genitori, dobbiamo rivendicare con forza, insieme ai nostri figli, la legge per il riconoscimento per i diritti civili, necessaria in un paese che si definisce civile. In paesi come la Germania, la Spagna, l’Inghilterra, l’America... gli omosessuali si possono sposare, altri hanno i Pacs. L’Italia e la Grecia niente in merito. Poi ci sono i paesi arabi, dove gli omosessuali vengono ammazzati. Noi siamo famiglie per bene, lavoriamo onestamente, paghiamo le tasse, rispettiamo le leggi, esercitiamo il diritto di voto a destra e a sinistra e loro, i nostri politici, sono vergognosamente indifferenti, insensibili verso le gravi problematiche che affliggono gli omosessuali, le loro famiglie, parenti e amici. Comico no? Vogliamo parlare della posizione della Chiesa? Quando ero piccola e frequentavo il catechismo, ricordo che le catechiste ci chiedevano “chi ci ha creato?” e noi bambini, in coro “Ci ha creato Dio” La Chiesa difende, giustamente, la vita, dal concepimento fino alla morte poiché, la stessa è un dono di Dio che nessuno può togliere. La Chiesa è la stessa istituzione che difende le persone più deboli chiedendone l’integrazione. Qualche giorno fa ho letto sulla rivista Araldi del Vangelo del febbraio 2010, una parabola dal titolo “il fiore della sincerità” che recita così:“Figlio mio, vai dall’imperatore e digli la verità. Se ridono di te, non ti preoccupare, è meglio dire la verità piuttosto che inventare una bugia qualsiasi per evitare una presa in giro. Così l’Imperatore disse: Ling è stato l’unico che non si è vergognato di dire la verità, sebbene abbia sofferto il ridicolo davanti a tutti. La sua sincerità deve essere ricompensata.” A questo punto nasce una riflessione: perché la Chiesa rimane muta davanti le gravi aggressioni omofobiche? Ricordo di una notizia trasmessa dal telegiornale secondo cui un prete si era rifiutato di celebrare il funerale di una ragazza dichiaratamente lesbica (c’era la bandiera gay sulla sua bara).Perché la Chiesa dice no alla comunione agli omosessuali? Sappiamo bene che non tutti siamo degni di ricevere il Sacramento della Comunione tuttavia, l’importante è non essere omosessuale! Io ho molta fede, che preferisco vivere direttamente nei confronti di Dio, ritengo più dignitoso così. Considerato che per lo Stato e la Chiesa, gli omosessuali non sono “persone”, i nostri signori politici, di destra e di sinistra (in quanto i diritti negati non hanno colore politico), potrebbero incaricare l’Onorevole Casini, notoriamente più vicino alla Chiesa, a fare una legge secondo cui venga individuato un sito, per esempio un’isola deserta, dove confinare gli omosessuali e le loro famiglie, compresi “i privilegiati” e requisire i loro beni a favore delle famiglie “eterosessuali” (Il massimo rispetto verso quest’ultime, di cui faccio parte). Naturalmente trattasi di utopia, per dire che la legge per il riconoscimento dei diritti civili non danneggia nessuno, ma fa solo bene a chi ne ha bisogno. E’ notorio che dove non arriva il senso civico di tante persone arriva sicuramente la legge. Vorrei ora lanciare un messaggio per Francesco Zanardi e Manuel Incorvaia che hanno interrotto uno sciopero delle fame finalizzato al riconoscimento della loro unione e durato un mese abbondante:“Forza ragazzi, il vostro sacrificio non è stato vano, il forte messaggio è arrivato. Con la speranza di essere sempre più numerosi e motivati a rivendicare i sacrosanti diritti che renderebbero più semplice e serena la nostra vita”. Gli omosessuali e le loro famiglie, in Italia, ESISTONO, è una realtà che non può più essere ignorata.»

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