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Articolo 21 - Editoriali
Alle donne in questo paese viene chiesto troppo e in cambio si dà troppo poco
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di Tiziana Ferrario

Ho seguito con interesse il dibattito che si è aperto sul Corriere della Sera dopo l’articolo critico di  Susanna Tamaro sul fallimento delle battaglie del  femminismo. Dagli anni 60 e 70 le donne  hanno  fatto tanta  strada,ma non basta,perché il traguardo della vera parità è ancora molto, molto lontano.E lo dicono le fredde statistiche  che tracciano un quadro dello squilibrio tra uomo e donna, critico in Europa,deprimente in Italia. Le donne da noi non se la passano bene e c’è da chiedersi perché. Credo che le donne non siano mai state libere. Non lo sono oggi,non lo sono state  nel passato,neppure durante gli anni del femminismo al quale va riconosciuto però il merito di  avere  fatto nascere una coscienza e una consapevolezza in tutte le donne  dei propri diritti. Primo tra tutti il diritto al rispetto. Devo molto   a quel dibattito,spesso anche aspro, che si era aperto nella società civile e che  sviluppato il mio senso di indipendenza e di giustizia . Nel tempo, proprio grazie  alle battaglie di quelle giovani il nostro paese si è arricchito  di leggi a tutela delle donne. Ma non  è sufficiente avere la legge  di parità,quella sulla tutela della maternità  che significa anche libertà di scelta  di mettere al mondo un figlio,quella contro la violenza sessuale  per poter affermare che oggi in Italia  le donne siano libere.  Qualcosa deve essersi inceppato se la  violenza sessuale è aumentata, se abbiamo uno tra i tassi di natalità più basso al mondo, se  la rappresentanza femminile nel nostro Parlamento è tra le più basse del pianeta e se nessun governo ha sostenuto mai  una politica seria a favore della famiglia e delle donne sole capofamiglia, e se  il dibattito   nel paese è spesso teso a cancellare  diritti che le donne  davano ormai per acquisiti. Penso  alle polemiche  sull’aborto ritornate a sproposito durante la recente campagna per le elezioni amministrative, che non avevano certo come tema la rimessa in discussione di leggi nazionali. Stiamo perdendo il diritto al rispetto e la responsabilità è solo nostra.  Le giovani oggi affollano le università e si laureano con successo,ma è quando  entrano nel mercato del lavoro che la musica cambia. E’ quando decidono di diventare madri che si scontrano con la dura realtà di un paese che non le aiuta e di un mercato del lavoro senza flessibilità. E’ quando i loro genitori invecchiano ed hanno bisogno di assistenza che si accorgono di non poter reggere  tutto sulle loro spalle.  Le si vuole angeli del focolare,perché il paese è ancora organizzato secondo un’idea di famiglia che non esiste più, le si vuole istruite,belle, mogli,madri,amanti,sottomesse e soprattutto senza potere.  Non abbiamo le stesse opportunità anche se ci ammazziamo di lavoro. Non può funzionare un paese che non dà a tutti le stesse opportunità,un paese dove  una metà dei suoi cittadini è esclusa dalle decisioni importanti. Le donne devono tornare a far sentire la loro voce e pretendere  che la politica torni ad occuparsi dei problemi reali della gente. Devono entrare in politica,anche con la formula delle quote imposte,come accade nei paesi sotto tutela dopo conflitti sanguinosi. Solo quando una diversa organizzazione sociale ridistribuirà in modo equo tutti i pesi che oggi gravano sulle donne, si potrà finalmente intraprendere un cammino di libertà.

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