di Tiziana Ferrario
Ho seguito con interesse il dibattito che si è aperto sul Corriere della Sera dopo l’articolo critico di Susanna Tamaro sul fallimento delle battaglie del femminismo. Dagli anni 60 e 70 le donne hanno fatto tanta strada,ma non basta,perché il traguardo della vera parità è ancora molto, molto lontano.E lo dicono le fredde statistiche che tracciano un quadro dello squilibrio tra uomo e donna, critico in Europa,deprimente in Italia. Le donne da noi non se la passano bene e c’è da chiedersi perché. Credo che le donne non siano mai state libere. Non lo sono oggi,non lo sono state nel passato,neppure durante gli anni del femminismo al quale va riconosciuto però il merito di avere fatto nascere una coscienza e una consapevolezza in tutte le donne dei propri diritti. Primo tra tutti il diritto al rispetto. Devo molto a quel dibattito,spesso anche aspro, che si era aperto nella società civile e che sviluppato il mio senso di indipendenza e di giustizia . Nel tempo, proprio grazie alle battaglie di quelle giovani il nostro paese si è arricchito di leggi a tutela delle donne. Ma non è sufficiente avere la legge di parità,quella sulla tutela della maternità che significa anche libertà di scelta di mettere al mondo un figlio,quella contro la violenza sessuale per poter affermare che oggi in Italia le donne siano libere. Qualcosa deve essersi inceppato se la violenza sessuale è aumentata, se abbiamo uno tra i tassi di natalità più basso al mondo, se la rappresentanza femminile nel nostro Parlamento è tra le più basse del pianeta e se nessun governo ha sostenuto mai una politica seria a favore della famiglia e delle donne sole capofamiglia, e se il dibattito nel paese è spesso teso a cancellare diritti che le donne davano ormai per acquisiti. Penso alle polemiche sull’aborto ritornate a sproposito durante la recente campagna per le elezioni amministrative, che non avevano certo come tema la rimessa in discussione di leggi nazionali. Stiamo perdendo il diritto al rispetto e la responsabilità è solo nostra. Le giovani oggi affollano le università e si laureano con successo,ma è quando entrano nel mercato del lavoro che la musica cambia. E’ quando decidono di diventare madri che si scontrano con la dura realtà di un paese che non le aiuta e di un mercato del lavoro senza flessibilità. E’ quando i loro genitori invecchiano ed hanno bisogno di assistenza che si accorgono di non poter reggere tutto sulle loro spalle. Le si vuole angeli del focolare,perché il paese è ancora organizzato secondo un’idea di famiglia che non esiste più, le si vuole istruite,belle, mogli,madri,amanti,sottomesse e soprattutto senza potere. Non abbiamo le stesse opportunità anche se ci ammazziamo di lavoro. Non può funzionare un paese che non dà a tutti le stesse opportunità,un paese dove una metà dei suoi cittadini è esclusa dalle decisioni importanti. Le donne devono tornare a far sentire la loro voce e pretendere che la politica torni ad occuparsi dei problemi reali della gente. Devono entrare in politica,anche con la formula delle quote imposte,come accade nei paesi sotto tutela dopo conflitti sanguinosi. Solo quando una diversa organizzazione sociale ridistribuirà in modo equo tutti i pesi che oggi gravano sulle donne, si potrà finalmente intraprendere un cammino di libertà.