Articolo 21 - Editoriali
E Reggio Emilia scende in piazza conro la 'ndrangheta
di Simona Silvestri
Una bomba che esplode nel parcheggio sotto casa, alcune macchine danneggiate, tanta paura. Un gesto dimostrativo, per inviare un messaggio ben preciso a un muratore di origini calabresi. Sembrerebbe uno scenario targato Sicilia anni Novanta, invece è successo a Reggio Emilia, appena dieci giorni fa, il 7 maggio.
Sabato scorso un gruppo formato da circa 300 persone è sceso in piazza proprio nel capoluogo emiliano per protestare contro la longa manus della ‘ndrangheta, che torna a farsi sentire sull’asse Reggio - Modena. Un corteo per dire no alle infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano, diventate negli ultimi anni sempre più invasive. Lo ribadisce Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio, che della lotta per la legalità ha fatto una delle sue principali missioni. “Incominciamo a Pulire Reggio” sono le sue parole, mentre ricorda come, a fianco delle tante aziende virtuose del sud, siano presenti a Reggio grosse sacche di illegalità legate a una criminalità subdola, in giacca e cravatta, e valigetta ventiquattr’ore, meno rumorosa e proprio per questo più pericolosa.
Nel corso degli ultimi tre decenni tutta l’Emilia è stata oggetto di infiltrazioni criminali, a mano a mano che cresceva il flusso migratorio dal Sud Italia. A Reggio, in particolare, l’arrivo di manovalanza calabrese, soprattutto dalla città di Cutro, ha aperto le porte alle mafie, nascoste dietro le numerose imprese edili arrivate in città per contribuire alla crescita urbanistica del capoluogo.
Il fenomeno è stato evidenziato pochi mesi fa anche dallo studioso di organizzazioni criminali Antonio Nicaso, che parlava di cinque locali di ‘ndrangheta nel reggiano, e dall’arresto e dal sequestro dei beni, a marzo, di alcuni affiliati al clan calabrese dei Bellocco di Rosarno. Secondo gli investigatori stavano cercando di trasferire la propria attività di traffico illecito di sostanze stupefacenti, di riciclaggio di denaro sporco e di usura dalla Calabria in Emilia, approfittando di normali lavori nell'edilizia come copertura.
L’ultimo caso è recente, e riguarda la denuncia da parte dell’associazione Pro natura in base alla quale la realizzazione di una centrale eolica al passo di Lagastrello, tra Reggio, Parma e Massa, creerebbe le condizioni ideali per l’ingresso in campo delle ecomafie.
La manifestazione bipartisan che si è tenuta sabato 15 maggio in Piazza Prampolini acquista dunque un significato molto particolare, perché serve a ricordare ancora una volta come la mafia si sia fatta più scaltra e stia allargando i suoi tentacoli sul ricco nord. Proprio per questo bisogna essere uniti, sottolinea Bini: la lotta va fatta tutti assieme.
Sabato scorso un gruppo formato da circa 300 persone è sceso in piazza proprio nel capoluogo emiliano per protestare contro la longa manus della ‘ndrangheta, che torna a farsi sentire sull’asse Reggio - Modena. Un corteo per dire no alle infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano, diventate negli ultimi anni sempre più invasive. Lo ribadisce Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio, che della lotta per la legalità ha fatto una delle sue principali missioni. “Incominciamo a Pulire Reggio” sono le sue parole, mentre ricorda come, a fianco delle tante aziende virtuose del sud, siano presenti a Reggio grosse sacche di illegalità legate a una criminalità subdola, in giacca e cravatta, e valigetta ventiquattr’ore, meno rumorosa e proprio per questo più pericolosa.
Nel corso degli ultimi tre decenni tutta l’Emilia è stata oggetto di infiltrazioni criminali, a mano a mano che cresceva il flusso migratorio dal Sud Italia. A Reggio, in particolare, l’arrivo di manovalanza calabrese, soprattutto dalla città di Cutro, ha aperto le porte alle mafie, nascoste dietro le numerose imprese edili arrivate in città per contribuire alla crescita urbanistica del capoluogo.
Il fenomeno è stato evidenziato pochi mesi fa anche dallo studioso di organizzazioni criminali Antonio Nicaso, che parlava di cinque locali di ‘ndrangheta nel reggiano, e dall’arresto e dal sequestro dei beni, a marzo, di alcuni affiliati al clan calabrese dei Bellocco di Rosarno. Secondo gli investigatori stavano cercando di trasferire la propria attività di traffico illecito di sostanze stupefacenti, di riciclaggio di denaro sporco e di usura dalla Calabria in Emilia, approfittando di normali lavori nell'edilizia come copertura.
L’ultimo caso è recente, e riguarda la denuncia da parte dell’associazione Pro natura in base alla quale la realizzazione di una centrale eolica al passo di Lagastrello, tra Reggio, Parma e Massa, creerebbe le condizioni ideali per l’ingresso in campo delle ecomafie.
La manifestazione bipartisan che si è tenuta sabato 15 maggio in Piazza Prampolini acquista dunque un significato molto particolare, perché serve a ricordare ancora una volta come la mafia si sia fatta più scaltra e stia allargando i suoi tentacoli sul ricco nord. Proprio per questo bisogna essere uniti, sottolinea Bini: la lotta va fatta tutti assieme.
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