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Articolo 21 - Editoriali
Se io lavorassi in Calabria non mi sentirei “disturbato” dall’arrivo di Roberto Saviano…
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di Loris Mazzetti

Amo la Calabria e i calabresi. Conosco quella terra per aver avuto la fortuna di raccontarla in tv insieme a Enzo Biagi. E’ una terra di resistenza, di persone per bene che lottano contro i cancri che da anni la stanno dilaniando: l’’ndrangheta e la corruzione presente in molte delle sue istituzioni. Amo Corrado Alvaro, provo grande rispetto per l’impegno civile di Teresa Cordopatri, diventata simbolo della lotta contro le ‘ndrine. Questa terra ha dato i natali ad uno dei più importanti registi italiani Vittorio De Seta (Banditi ad Orgosolo), che alla domanda chi è un calabrese rispose: “Il calabrese ha un carattere molto chiuso, introverso. Ha molto ritegno e molto pudore. Non si vende bene. Poi c’è anche il fatto che con la conquista regia del 1860, siamo stati scippati di ogni identità. Siamo sempre stati schivati dalla storia, come s e si vivesse in una dimensione fuori dal tempo”.

Non conosco Giulia Fresca e non conosco il suo lavoro e il suo impegno contro l’ndrangheta e me ne scuso, tra le righe del suo articolo intravvedo un po’ del carattere sottolineato da De Seta: “Lasciateci piangere da soli”.   
Conosco molto bene, tanti seri giornalisti che lavorano quotidianamente contro le criminalità organizzate e prima di tutto contro direttori e capiredattori al servizio del politico di turno se non di qualcun altro.    
                                                                       
Giulia Fresca però scaglia contro Roberto Saviano, non un punto di vista diverso, ma gelosie e un po’ d’invidia. Quel gioco al massacro che da qualche tempo ruota attorno all’amico Roberto. E’ iniziato sui giornali campani, quelli che notoriamente sono in mano ai casalesi e più in generale alla camorra, poi il Foglio di Ferrara, Libero e il Giornale per arrivare al Manifesto con l’allegato libretto del sociologo Dal Lago. L’obiettivo non è quello di smentire le parole dell’autore di Gomorra, (che ad oggi, purtroppo, rimane il suo unico libro, quelli successivi sono raccolte di articoli già pubblicati o come l’ultimo che racchiude il testo e il video di una nostra trasmissione tv), ma di screditare prima di tutto l’uomo, poi lo scrittore, per poi colpire idee e parole. 
                                                                                                                               
Non posso credere che Giulia Fresca, che sicuramente come tanti colleghi quotidianamente lotta per il diritto di vivere in libertà, sia caduta in questa ingenuità. La ‘ndrangheta, come tutte le organizzazioni criminali, non è un problema della Calabria è un problema dell’Italia. Le ultime vicende lombarde ed emiliane lo dimostrano.                                                                   
Saviano ha la possibilità, rispetto a tanti giornalisti che vivono in prima linea, di accedere ad informazioni riservate, è diventato un punto di riferimento di molti magistrati, alcuni di questi calabresi, che utilizzano la sua conoscenza, lo dimostrano i suoi recenti viaggi in Calabria invitato dalle stesse procure antimafia. Io ne sono testimone. Grazie ai giudici e alle forze dell’ordine, ho avuto la possibilità di far fare una serie di riprese, appena concluse, che useremo nel nostro prossimo programma condotto dallo stesso Saviano e da Fabio Fazio.                                              

Se io lavorassi in Calabria non mi sentirei “disturbato” dall’arrivo di Roberto, ma onorato, anzi mi metterei, per l’amore della terra e di chi ci vive, al servizio dell’autore, gli darei tutte le informazioni possibili, quelle che lui non può avere per ovvi motivi, nella speranza che il nuovo libro accenda la stessa luce che Gomorra ha acceso sulla camorra.                                                                                     
Cara Giulia, dovrebbe domandarsi quanti dei vostri articoli riescono, in assenza di stragi, a superare i confini della Calabria. Chieda in giro per l’Italia in quanti si ricordano del delitto Fortugno o se hanno mai sentito parlare di Fortunato Correale, di Vincenzi Grasso, di Fortunato La Rosa, e che fine ha fatto il movimento Ammazzateci tutti che per qualche giorno, nel 2005, non l’altro secolo, era presente in tutti i tg e in tutte le trasmissioni di approfondimento?  Vada nelle librerie a vedere quanti libri, dopo Gomorra sono usciti sulla camorra.  
Lei crede che Roberto Saviano non rinuncerebbe al successo, ai sodi, per riavere quella libertà che gli è stata tolta nel 2006? Provi per un attimo a pensare, non alla morte, ma cosa significa per un giovane di trent’anni dover rinunciare agli affetti, ad incontrare la propria madre, a essere la causa che ha portato al fratello di vivere sotto falso nome in un’altra città.                                                                           

 Si può non condividere Saviano ma il rispetto nei suoi confronti non va messo in discussione. Altrimenti, cara Giulia, lei rischia di diventa un’arma in mano a quelli che quotidianamente lei stessa sta combattendo. 

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