Articolo 21 - Editoriali
Satyagraha di Marco Pannella: una lettera-appello a Saviano e a Sofri
di Valter Vecellio
Quella che segue è una sorta di lettera aperta. Una lettera aperta indirizzata a due persone che meritano stima, che giustamente hanno seguito nell’opinione pubblica, che scrivono cose importanti su giornali importanti. Parlo di Roberto Saviano e di Adriano Sofri.
La loro sensibilità e la loro capacità di cogliere l’essenza delle questioni è nei fatti. Quello che forse si può chiedere loro è di fare quello che fece, in anni lontani, Pier Paolo Pasolini. Era il 16 luglio del 1974 quando Pasolini pubblicò un lungo articolo sul “Corriere della Sera”, un articolo intitolato “Apriamo un dibattito sul caso Pannella”.
In quell’articolo, Pasolini, esplicitamente, rivolgendosi ai lettori, scriveva – la citazione è testuale – “che ci sono dei momenti tragici o peggio ancora seri, in cui bisogna trovare la forza di giocare. Non resta altra soluzione. Dallo stile epistolare, passerei qui dunque, caro lettore, a quello del volantinaggio, allo scopo di suggerirti il modo di non commettere, in questa circostanza, quello che i cattolici chiamano peccato di omissione, o comunque allo scopo di spingerti a fare il gioco, vitale, di chi decide di compiere un gesto responsabile…”.
Pannella, quando Pasolini pubblicava quell’articolo, era impegnato in uno sciopero della fame, uno dei suoi più lunghi, era arrivato a oltre settanta giorni; e Pasolini, dopo aver dettagliatamente esposto obiettivi e ragioni di quel digiuno, chiedeva ai lettori di fare qualcosa di concreto: “inviare un telegramma o un biglietto alle segreterie nazionali dei partiti e ai presidenti di Camera e Senato; per scuoterli dalla loro indifferenza, dai loro torpori, dalle loro pigrizie.
Un articolo molto importante, quello di Pasolini; ne nacque un dibattito che uscì dai confini del “Corriere della Sera”, e alla fine Pannella e i radicali riuscirono a conseguire i risultati che si erano prefissi.
Anche oggi Pannella è impegnato in uno sciopero della fame, che ha previsto possa essere il più lungo e faticoso tra quanti ne ha effettuati. Anche questa volta gli obiettivi sono estremamente ragionevoli, clandestini, ignorati. Anche oggi c’è bisogno di scuotere segreterie dei partiti e vertici delle istituzioni dai loro torpori, dalle loro indifferenze, dalle loro miopi pigrizie.
Sono due, le questioni. La prima è quella della giustizia, delle carceri. Sono una discarica, dice Pannella. “Le carceri italiane”, spiega, “sono diventate la discarica sociale di tutto il Mediterraneo, lì si vive una nuova Shoah e noi stiamo facendo una battaglia per riportarle almeno a quello di qualità del regime fascista”; e poi aggiunge – cito un brano di una sua dichiarazione, “Noi stiamo assistendo ad una struttura di persecuzione sociale, perché in Italia si sono voluti risolvere col carcere due problemi: la droga e l’immigrazione”.
A conferma di quanto sostiene Pannella i risultati di uno studio della Federazione Italiana degli Operatori dei Servizi e dei Dipartimenti delle Dipendenze, reso noto durante un convegno a Padova: circa il 30 per cento dei detenuti in Italia sono consumatori di sostanze stupefacenti e di questi circa l’80 per cento è affetto da epatite C, mentre circa il 25 per cento sono Hiv positivi. Fra questi solo pochi sanno di essere malati e fra coloro che sanno di esserlo pochissimi sono in grado di accedere alle cure. I curatori del rapporto avvertono che la situazione nelle carceri è allarmante. Solo nelle due carceri di Padova, dove sono presenti in sovraffollamento oltre un migliaio di detenuti, almeno 300 sono i consumatori di sostanze, circa 200 sono probabilmente affetti da epatite C e molte decine sono i soggetti Hiv positivi, malattie che possono essere curate con successo anche nei tossicodipendenti, ma sono ancora pochi i pazienti che ricevono le cure più appropriate.
L’altro obiettivo dell’iniziativa di Pannella e dei radicali, è fare luce e verità a proposito delle responsabilità politiche di Bush, Blair, Berlusconi e Gheddafi per quel che riguarda la seconda guerra in Irak; grazie a loro è fallita la proposta di esilio per Saddam che lo stesso Saddam stava per accettare; grazie a loro si è scatenata la guerra che ha provocato migliaia di vittime e devastato l’Irak, a beneficio unico ed esclusivo del complesso militare industriale.
Qui l’appello, esplicito, a Saviano e a Sofri: perché facciano come sanno, credono e possono, quel volantinaggio che anni fa fece Pasolini. Erano buone e giuste cause ieri, sono buone e giuste cause oggi. Se vogliono, Saviano e Sofri, possono; e se possono, credo che debbano.
La loro sensibilità e la loro capacità di cogliere l’essenza delle questioni è nei fatti. Quello che forse si può chiedere loro è di fare quello che fece, in anni lontani, Pier Paolo Pasolini. Era il 16 luglio del 1974 quando Pasolini pubblicò un lungo articolo sul “Corriere della Sera”, un articolo intitolato “Apriamo un dibattito sul caso Pannella”.
In quell’articolo, Pasolini, esplicitamente, rivolgendosi ai lettori, scriveva – la citazione è testuale – “che ci sono dei momenti tragici o peggio ancora seri, in cui bisogna trovare la forza di giocare. Non resta altra soluzione. Dallo stile epistolare, passerei qui dunque, caro lettore, a quello del volantinaggio, allo scopo di suggerirti il modo di non commettere, in questa circostanza, quello che i cattolici chiamano peccato di omissione, o comunque allo scopo di spingerti a fare il gioco, vitale, di chi decide di compiere un gesto responsabile…”.
Pannella, quando Pasolini pubblicava quell’articolo, era impegnato in uno sciopero della fame, uno dei suoi più lunghi, era arrivato a oltre settanta giorni; e Pasolini, dopo aver dettagliatamente esposto obiettivi e ragioni di quel digiuno, chiedeva ai lettori di fare qualcosa di concreto: “inviare un telegramma o un biglietto alle segreterie nazionali dei partiti e ai presidenti di Camera e Senato; per scuoterli dalla loro indifferenza, dai loro torpori, dalle loro pigrizie.
Un articolo molto importante, quello di Pasolini; ne nacque un dibattito che uscì dai confini del “Corriere della Sera”, e alla fine Pannella e i radicali riuscirono a conseguire i risultati che si erano prefissi.
Anche oggi Pannella è impegnato in uno sciopero della fame, che ha previsto possa essere il più lungo e faticoso tra quanti ne ha effettuati. Anche questa volta gli obiettivi sono estremamente ragionevoli, clandestini, ignorati. Anche oggi c’è bisogno di scuotere segreterie dei partiti e vertici delle istituzioni dai loro torpori, dalle loro indifferenze, dalle loro miopi pigrizie.
Sono due, le questioni. La prima è quella della giustizia, delle carceri. Sono una discarica, dice Pannella. “Le carceri italiane”, spiega, “sono diventate la discarica sociale di tutto il Mediterraneo, lì si vive una nuova Shoah e noi stiamo facendo una battaglia per riportarle almeno a quello di qualità del regime fascista”; e poi aggiunge – cito un brano di una sua dichiarazione, “Noi stiamo assistendo ad una struttura di persecuzione sociale, perché in Italia si sono voluti risolvere col carcere due problemi: la droga e l’immigrazione”.
A conferma di quanto sostiene Pannella i risultati di uno studio della Federazione Italiana degli Operatori dei Servizi e dei Dipartimenti delle Dipendenze, reso noto durante un convegno a Padova: circa il 30 per cento dei detenuti in Italia sono consumatori di sostanze stupefacenti e di questi circa l’80 per cento è affetto da epatite C, mentre circa il 25 per cento sono Hiv positivi. Fra questi solo pochi sanno di essere malati e fra coloro che sanno di esserlo pochissimi sono in grado di accedere alle cure. I curatori del rapporto avvertono che la situazione nelle carceri è allarmante. Solo nelle due carceri di Padova, dove sono presenti in sovraffollamento oltre un migliaio di detenuti, almeno 300 sono i consumatori di sostanze, circa 200 sono probabilmente affetti da epatite C e molte decine sono i soggetti Hiv positivi, malattie che possono essere curate con successo anche nei tossicodipendenti, ma sono ancora pochi i pazienti che ricevono le cure più appropriate.
L’altro obiettivo dell’iniziativa di Pannella e dei radicali, è fare luce e verità a proposito delle responsabilità politiche di Bush, Blair, Berlusconi e Gheddafi per quel che riguarda la seconda guerra in Irak; grazie a loro è fallita la proposta di esilio per Saddam che lo stesso Saddam stava per accettare; grazie a loro si è scatenata la guerra che ha provocato migliaia di vittime e devastato l’Irak, a beneficio unico ed esclusivo del complesso militare industriale.
Qui l’appello, esplicito, a Saviano e a Sofri: perché facciano come sanno, credono e possono, quel volantinaggio che anni fa fece Pasolini. Erano buone e giuste cause ieri, sono buone e giuste cause oggi. Se vogliono, Saviano e Sofri, possono; e se possono, credo che debbano.
Letto 1574 volte
Notizie Correlate
Nessuno tocchi Roberto Saviano
Saviano e la macchina del fango. Il processo di Milano non viola la Privacy
"C'è gente che ha denunciato la camorra come Saviano ma senza rompere"
Rai: Giulietti, Boss mafia a Raidue? Azienda risponda subito a Saviano
'Ndrangheta: Condanne? A Milano la mafia c'era
UNA FIRMA PER ROBERTO SAVIANO (che dà del mafioso ai mafiosi). RECORD DI ADESIONI SUL SITO DI ART.21
Audio/Video Correlati
In archivio
Twitter ergo sum
Articolo 18. Lo âsmemoratoâ Scalfari e il calo di consensi per Monti.
Equo compenso: via libera dalla Camera
Fenomeni, governo tecnico
LibertĂ di informazione dentro i Cie, ancora troppi ostacoli
Occupy Rai
Rispetti i lavoratori? Ti meriti vantaggi
Un fiore per Younas
Estendere lâarticolo 18? La veritĂ Ăš unâaltra, lo si vuole smantellare
La strage di Tolosa e lâimpossibile oblio
Dalla rete di Articolo 21