di Danilo Sinibaldi
Il Governo ha paura degli studenti e dei ricercatori che in tutta Italia stanno protestando contro una riforma dell'Università che toglie risorse agli atenei pubblici in favore di quelli privati. Che non incoraggia la ricerca, ma anzi, costringerà migliaia di giovani ad emigrare all'estero. Che, contrariamente da quanto annunciato, oggi con un subemendamento ha restituito ai “baroni”, permettendo loro di continuare ad assumere parenti e amici come fanno da decenni.
Il Governo ha paura degli studenti che a migliaia si sono ritrovati a Roma davanti alla Camera dei deputati.
Una paura feroce che ha spinto un esecutivo sempre più debole a schierare la forza di migliaia di agenti in tenuta antisommossa. Sotto la pioggia centinaia di posti di blocchi sono stati dislocati nel centro della città e hanno impedito l'accesso, oltre che ad auto e moto, anche ai pedoni.
Vietato passare: ieri a Roma non si andava a zonzo, non si incontravano gli amici, non si poteva andare in un ristorante, in un bar, in un locale qualsiasi situato nella “zona vietata” (praticamente buona parte del centro della città). Chi si recava al lavoro doveva “provarlo”, oppure era costretto a fare dei giri incredibili.
Un governicchio nel panico ha in pratica sospeso le libertà costituzionalmente garantite.
Berlusconi e soci temevano un nuovo, pacifico, assalto come accaduto al Senato la scorsa settimana e per evitarlo hanno creato il caos. Roma era bloccata, il traffico paralizzato, gli autobus deviati restavano a loro volta imbottigliati per strada. Piazza Montecitorio, blindata fin dal mattino con decine di mezzi della polizia e dei carabinieri, inaccessibile anche (soprattutto) ai pedoni.
La rabbia dei cittadini si è scaricata sugli incolpevoli agenti obbligati a far rispettare ordini inspiegabili. Un anziano signore ha sintetizzato così la situazione: “Dopo la guerra mai avrei pensato di rivivere momenti del genere”.