di redazione
‘Servono camion per il trasporto dell’acqua nella zone piu' remote, serve bonificare i pozzi contaminati, riaprire quelli in secco. Serve cibo per chi non e' riuscito a salvare il raccolto. E' urgente portare aiuto ai pastori che hanno perso migliaia di animali, e' necessario contrastare le malattie che nascono quando manca l’acqua. Diarrea, colera, tifo, proliferano in mancanza di condizioni igieniche di base’. Marco Procaccini, operatore umanitario di INTERSOS per la Somalia, racconta come si vive oggi nel paese flagellato da 20 anni di guerra e ora da una siccita' prolungata che sta lentamente devastando l’agricoltura. Ma i fondi disponibili per la risposta all’emergenza in Somalia non bastano. Serve di piu', adesso.
INTERSOS e' presente in Somalia dal lontano 1994, ed e' una delle organizzazioni non governative internazionali che riesce a portare soccorso e supporto in aree considerate ad accesso estremamente critico, a causa della difficilissima condizione di sicurezza. Hassan Mahdi, responsabile INTERSOS, da Jowhar racconta che ‘nella regione meridionale del Medio Scebeli, dove INTERSOS gestisce un ospedale Regionale si parla di circa 73 mila famiglie colpite dalla siccita', e piu' di 600 mila animali gia' morti per l’assenza di acqua e di pascoli. Nella regione di Bay, a ovest di Jowhar, migliaia di pastori vagano con le loro mandrie alla ricerca d’acqua con perdite continue e inarrestabili di bestiame’ riporta Mohamed Luqman da Baidoa, che spiega: ‘stiamo assistendo centinaia di donne e bambini, i piu' colpiti dall’emergenza siccita', il nostro staff visita i villaggi, distribuisce cibo ad alto contenuto nutritivo, valuta le condizioni di salute dei bambini piu' piccoli e quelli che piu' gravi, a volte a rischio sopravvivenza, vengono portati nel nostro ospedale di Jowhar dove ricevono le prime cure, e' una corsa contro il tempo’.
Anche nella regione del Basso Shebeli, anche se si continua disperatamente a coltivare sulle rive di un fiume sempre piu' secco, numerose famiglie scelgono di cercare riparo nei campi per i rifugiati in Kenya, Ethiopia e Yemen (650 mila rifugiati Somali gia' presenti). Vendono quei pochi beni che ancora posseggono per pagare un viaggio in camion fino alla frontiera e sperare in una vita migliore.
Il ventennale conflitto che dilania la Somalia dalla caduta di Siad Barre in poi e le ricorrenti emergenze umanitarie che si sono ripetute ciclicamente hanno ridotto il paese ad una situazione terribile. Nell’indice dei Failed States, i cosiddetti Stati falliti, la Somalia vince sempre con circa due milioni e mezzo di persone in emergenza umanitaria, di cui quasi un milione, soprattutto donne e bambini, in malnutrizione acuta. La siccita' prolungata si aggiunge come risultato degli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici. Nelle regioni maggiormente colpite dalla crisi, solo il 15% della pioggia prevista e' effettivamente caduta al suolo. Nell’epicentro della crisi siccita', la regione centro-meridionale di Hiran, e' il nono anno consecutivo che le piogge non raggiungono il minimo necessario, con conseguenze terribili sui raccolti e gli animali al pascolo. Agricoltura e pastorizia sono le due attivita' principali di tante aree della Somalia e tra le sole attualmente possibili.
Le prossime settimane saranno cruciali per mettere un freno a una nuova catastrofe umanitaria. Dipende anche dal nostro Paese, dalla nostra capacita' di reagire e di portare aiuto concreto alla popolazione.