Articolo 21 - Editoriali
La battaglia per la legge, dei "fuori legge"
di Daniela de Robert
Si chiama Ivan l’ultimo eroe dell’Italia. Ha 26 anni, studia ingegneria al politecnico di Torino e per pagarsi le tasse universitarie raccoglie i pomodori nel Salento, in Puglia.
Ha la pelle scura, viene da Camerun. È diventato il paladino dei diritti dei braccianti agricoli stagionali di Nardò, quelli che raccolgono i pomodori che arrivano sulle nostre tavole.
Chiede diritti per sé e per gli altri. Chiede giustizia e rispetto come esseri umani e come lavoratori: “Vogliamo contratti veri. Vogliamo un salario dignitoso. Vogliamo che il prezzo dei cassoni sia proporzionale al rendimento e al nostro sforzo. Non vogliamo più trattare con i caporali. Vogliamo più controlli nei campi”.
Insomma chiede che in Italia lo stato di diritto valga anche per loro.
Per questo lo hanno minacciato di morte.
Ma Ivan dice di non avere paura. E non intende fermarsi.
Ancora una volta in Italia le battaglie per i diritti le fanno loro, gli immigrati, anche quelli che amiamo chiamare clandestini, cioè quelli che per la nostra legge sono fuori legge.
Sono loro a rivendicare diritti e giustizia arrampicati sulle gru o davanti ai campi dove raccolgono gli agrumi o pomodori. E a noi che stiamo a guardare in silenzio chiedono solidarietà e sostegno. Per fermare i mercanti di uomini non solo sulle barche nel Mediterraneo, ma anche sul territorio italiano, nei luoghi di lavoro, nei cantieri, nei campi, nelle fabbriche. Anche quando sono italiani, brava gente.
Ha la pelle scura, viene da Camerun. È diventato il paladino dei diritti dei braccianti agricoli stagionali di Nardò, quelli che raccolgono i pomodori che arrivano sulle nostre tavole.
Chiede diritti per sé e per gli altri. Chiede giustizia e rispetto come esseri umani e come lavoratori: “Vogliamo contratti veri. Vogliamo un salario dignitoso. Vogliamo che il prezzo dei cassoni sia proporzionale al rendimento e al nostro sforzo. Non vogliamo più trattare con i caporali. Vogliamo più controlli nei campi”.
Insomma chiede che in Italia lo stato di diritto valga anche per loro.
Per questo lo hanno minacciato di morte.
Ma Ivan dice di non avere paura. E non intende fermarsi.
Ancora una volta in Italia le battaglie per i diritti le fanno loro, gli immigrati, anche quelli che amiamo chiamare clandestini, cioè quelli che per la nostra legge sono fuori legge.
Sono loro a rivendicare diritti e giustizia arrampicati sulle gru o davanti ai campi dove raccolgono gli agrumi o pomodori. E a noi che stiamo a guardare in silenzio chiedono solidarietà e sostegno. Per fermare i mercanti di uomini non solo sulle barche nel Mediterraneo, ma anche sul territorio italiano, nei luoghi di lavoro, nei cantieri, nei campi, nelle fabbriche. Anche quando sono italiani, brava gente.
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