di Pietro Nardiello
Di Scampia e dei suoi problemi si parla solo quando si può ricavare qualche interesse personale. L’ultima velleitaria discussione riguarda il possibile “coprifuoco” ordinato o, semplicemente, consigliato dai clan della zona. Probabilmente gran parte di quelli che “cinguettano” o che, invece, esprimono opinioni in merito conoscono la zona solamente per averla vista attraverso qualche documentario o servizio giornalistico. Perché affermo ciò? Semplicemente perché a Scampia l’insicurezza che si percepisce attraversandone le strade è permanente. Puoi essere lì alle sei del mattino o a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio o alle undici di sera e capisci immediatamente che lo Stato ha rinunciato a controllare questo territorio. Anzi, per essere più preciso, chirurgico e indigesto è giusto ricordare che a Napoli <<esistono zone extraterritoriali, quartieri che si sono affrancati dalla sovranità nazionale senza bisogno di un’insurrezione. Se ne prende atto in certe occasioni di cronaca nera, ma la perdita di sovranità è ancora più chiara nei lunghi periodi di bonaccia. Quando è in corso una guerra di camorra lo Stato con il suo intervento potrà abbreviare i tempi della guerriglia favorendo, inconsapevolmente, l’una o l’altra fazione. E quando tutto questo sarà avvenuto l’entroterra di Napoli resterà un bene confiscato allo Stato, dove le tasse vengono versate alla camorra e l’ordine pubblico è mantenuto dalla banda dominante. Napoli, così, presenta il suo antico soprabito a due facce: al molo Beverello il nuovo molo per l’attracco dei panfili e navi da crociera, sul risvolto di entroterra zone dove lo Stato è stato liquidato come una società a responsabilità limitata>>. (Così scriveva nel lontano 2004 Erri De Luca).
Alle sei o alle nove del mattino ragazzi africani attendono una chiamata al lavoro dai caporali che ovviamente non sono dirigenti della vicina Fiat di Pomigliano. Dalle nove in poi il commercio abusivo di pane, soprattutto la domenica, merce di ogni genere e il contrabbando di sigarette rappresentano l’economia dove la desertificazione commerciale è il collante con il quale sono stati tirati su centinaia di metri cubi di cemento. Economia sempre contenuta a mai combattuta. Fuori ai centri dell’Asl, della Posta o dove c’è costante affluenza e di veicoli in cerca di parcheggio ecco i soliti ausiliari del traffico che certamente non sono dipendenti del Comune napoletano. Basta rallentare con la propria auto per chiedere al passante di turno un’informazione per notare che la prima reazione è di sorpresa o spavento, sintomo di un’insicurezza diffusa e presente anche a mezzogiorno. Il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine è in alcuni casi insufficienti e in altri del tutto assente. Fino ad ora nessun cinguettio per ripristinare la legalità e riprendersi il territorio. Eppure in questa città nella città, dove all’indomani del terremoto del 1980 si è preferito confinare i tanti abitanti in cerca di un’abitazione, i giornali (da La Repubblica del 24 agosto del 2010) hanno sempre scritto che <<gli abitanti di alcuni condomìni sono sequestrati dai pusher>>. Ma in quei giorni, siamo al 2010, probabilmente l’attenzione era indirizzata sulle terre casalesi, bisognava assicurare ancora alla giustizia i latitanti storici. Ora, dunque, bisogna cercare gloria altrove, richiamare l’attenzione dei media su altri luoghi anche se non vi si mette mai piede. “Cinguettate” pure e scrivete anche ma fatelo su argomenti seri, in modo tale che si possa capire che fine abbiano fatto progetti e fondi con i quali si doveva costruire l’università a Scampia. “Cinguettate” pure e scrivete anche per farci capire come mai l’agibilità dell’Auditorium di Scampia è limitata a un massimo di cento persone. “Cinguettate” pure e scrivete anche ma fateci capire perché la piazza telematica di Scampia, dopo l’inaugurazione, non è mai stata avviata? Se lo domandano le associazioni del territorio, che sono tante, e che da anni si sono sostituite a quella <<SRL liquidata>> come Resistenza Anticamorra, di Ciro Corona, VO.DI.SCA., il Mammut, il Gridas e Radio Scampia ma non me ne vogliano le altre che non cito.
Oramai sono queste realtà associative che rappresentano l’alternativa in queste strade, che possono essere ragionevolmente considerate dei punti di riferimento attraverso i quali i ragazzi possono fuggire dalle grinfie della camorra.
Niente di tutto questo, quando bisogna tirare le somme richiamando alle proprie responsabilità politici, dirigenti che hanno disatteso o speso male il denaro pubblico nessuno pensa a scrivere o cinguettare. La lotta alla camorra credo sia diventata, per molti, una viatico per costruire la propria salvezza e riconversione professionale e politica e nulla più.
Spengo il computer e apro la finestra di casa, meglio il genuino cinguettio degli uccelli.