di Maura Chiulli, Paolo PatanĂš*
Lettera aperta al Presidente RAI e alla commissione di vigilanza RAI
Ancora una volta è necessario ricominciare dalle parole. Arcigay ha più volte sottolineato la necessità di una formazione sulle tematiche lesbiche, gay, bisessuali e transessuali per chi fa informazione,, iano essi giornalisti, presentatori, blogger e così via.
La violenta morte, ieri a Milano, di Patrizia, una transessuale, una persona, una vittima, ci addolora profondamente. Rivolgersi alle persone transessuali in modo corretto è un dovere che la stampa ha, in un Paese in cui non è riconosciuto loro alcun diritto.
Al contrario, su tutta la stampa nazionale, con rare eccezioni, abbiamo letto un irrispettoso e violento raccontare la morte di una Patrizia inesistente, raccontata tutta al maschile.
L'Italia è il secondo Stato in Europa in fatto di violenza a danno delle persone transessuali e ricominciare dalle parole è fondamentale per il superamento dei pregiudizi e degli stereotipi da cui germina la transfobia. Un articolo indeterminativo, un aggettivo declinato al maschile o al femminile, accompagnano messaggi diversi e se declinati in modo corretto possono valere il rispetto della persona, della sua identità di genere e del suo, talvolta difficile, percorso di transizione.
E' poi notizia di qualche giorno fa che in una nota trasmissione RAI, L'isola dei famosi, Cristiano Malgioglio è stato oggetto di un penoso insulto omofobo da parte di Mariano Apicella. "Non è mai ammissibile che l'identità delle persone lesbiche, gay, bisessuali o transessuali sia utilizzata in funzione di oltraggio, scherno, disprezzo o discriminazione", spiega il presidente di Arcigay Paolo Patanè in una dura lettera aperta che abbiamo inviato quest'oggi al Presidente della RAI e alla Commissione di vigilanza dell'azienda.
Nella lettera chiediamo, ancora una volta, "una maggiore qualità dei programmi che vedono coinvolti personaggi della comunità omosessuale e transessuale e la capacità di esponenti autorevoli della stessa di non partecipare a programmi che siano costruiti con finalità rissose e "spettacolari", utili solo ad una facile ma mortificante audience".
Le parole sono importanti e Arcigay auspica che i media italiani possano farsi autori di un modo sensibile e corretto di fare informazione anche sulle tematiche LGBT, lesbiche, gay, bisessuali e trans.
* Maura Chiulli, responsabile cultura Arcigay
Lettera aperta alla Commissione di Vigilanza RAI
Al presidente della RAI,
Al presidente della commissione di vigilanza RAI,
Ai componenti della Commissione parlamentare di vigilanza RAI,
Il 31 gennaio scorso, durante il day time della trasmissione l’Isola dei Famosi, Mariano Apicella ha espresso un volgare epiteto in diretta, palesemente e intenzionalmente omofobo, rivolgendosi a Cristiano Malgioglio. L’offesa, un po’ come i tagli ai baci gay che ha subito sulle reti pubbliche il film “I segreti di Brokeback Mountain”, ci colpisce direttamente, e ferisce le nostre famiglie, i nostri colleghi e i nostri amici, e ci costringe ad una denuncia pubblica e a una severa riflessione.
Auspichiamo che Cristiano Malgioglio intenda perseguire tutti i percorsi opportuni a tutelare la sua immagine e dignità, e in tal caso ci vedrà certamente schierati al suo fianco.
Il punto centrale è però un altro: non è mai ammissibile che l'identità delle persone lesbiche, gay, bisessuali o transessuali sia utilizzata in funzione di oltraggio, scherno, disprezzo, discriminazione, così come non lo è per gli ebrei, per le persone di colore, per le donne o per i diversamente abili.
In Italia è in vigore l'articolo 3 della Costituzione e l'articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione. Sulla base di questi articoli e, proprio perché la prima fonte di ingiustizia e discriminazione è il linguaggio, richiamiamo tutti i personaggi pubblici e gli operatori dei media all'enormità della loro responsabilità nella costruzione di una società giusta, democratica e rispettosa di tutti.
L’epiteto di Mariano Apicella assume maggior gravità proprio perché espresso in una trasmissione della televisione pubblica per la quale tutti, eterosessuali, omosessuali e transessuali, paghiamo doverosamente il canone. E per cosa poi? Per riceverne disprezzo. E’ possibile insultare la dignità di milioni di utenti omosessuali senza colpo ferire?
Invochiamo un durissimo intervento di censura della Presidenza dell'Azienda e della Commissione di vigilanza nei confronti del sig. Apicella. Chiediamo poi che l'Azienda assuma una posizione chiara nel contrasto alle discriminazioni omofobiche e transfobiche e nella promozione di un servizio pubblico rispettoso di tutti, anche attraverso una narrazione finalmente reale della vita, degli affetti e dei progetti delle persone e delle coppie omosessuali.
Auspichiamo infine, come valutazione assolutamente generale ed avulsa dal caso concreto, una maggiore qualità dei programmi che vedono coinvolti personaggi della comunità omosessuale e transessuale e la capacità di esponenti autorevoli della stessa di non partecipare a programmi che siano costruiti con finalità rissose e "spettacolari", utili solo a una facile ma mortificante audience.
Roma, 3 febbraio 2012
* Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay