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I nazisti non abbandonano Revine Lago
Il piccolo comune di Revine Lago (2249 abitanti), in provincia di Treviso, vede ancora una volta il suo nome affiancato al termine "nazismo" negli articoli di cronaca riportati dai giornali locali.
Il complicato rapporto tra la cittadina pre-alpina e le forze nazi-fasciste ha le sue origini nella Seconda Guerra Mondiale, quando l'ambiente montano favorì l'azione di diverse brigate partigiane (Tolot, Mazzini, Nannetti) ancora oggi ricordate e ringraziate nel giorno della Liberazione celebrato ogni 25 Aprile.
Ma le forze nazi-fasciste, in realtà, non hanno mai abbandonato Revine, il Veneto e l'Italia.
La scorsa estate, proprio a Revine, le amministrazioni locali permisero lo svolgimento di un raduno di skinheads provenienti da tutta Europa che, pur dichiarandosi lontani dall'ideologia nazifascista, non hanno certo goduto delle simpatie della popolazione locale, incapace di dimenticare le eroiche azioni dei partigiani operanti su quel territorio sessant'anni fa.
Oggi, lo splendido panorama delle pre-alpi venete viene macchiato dallo sventolare di una bandiera nazista (svastica nera su fondo bianco), issata su un pennone vicino al campanile della cittadina della provincia di Treviso.
"Qualche anziano, alla sua vista, rimane esterrefatto" riportano i giornali.
Revine subisce ancora una volta l'attacco da parte di gruppi di estrema destra che, purtroppo, non si sono ancora estinti nel nostro paese. E' inutile citare i casi di Firenze e del killer di CasaPoud o le dichiarazioni di Gianluca Iannone, leader dello stesso gruppo romano, che pochi giorni fa aveva esultato attraverso il web alla notizia della morte del procuratore Pietro Saviotti.
Per quanto i media e le istituzioni continuino in parte a nasconderlo, la Rete degli Studenti Medi di Treviso e di tutt'Italia si sente in dovere di denunciare simili fatti, raccapriccianti e odiosi, ricordando che la Costituzione italiana, redatta sulle ceneri del ventennio fascista, non permette la riformazione di partiti di stampo fascista e che la Liberazione, dal 1945, continua anche in questo nostro III millennio.
Il complicato rapporto tra la cittadina pre-alpina e le forze nazi-fasciste ha le sue origini nella Seconda Guerra Mondiale, quando l'ambiente montano favorì l'azione di diverse brigate partigiane (Tolot, Mazzini, Nannetti) ancora oggi ricordate e ringraziate nel giorno della Liberazione celebrato ogni 25 Aprile.
Ma le forze nazi-fasciste, in realtà, non hanno mai abbandonato Revine, il Veneto e l'Italia.
La scorsa estate, proprio a Revine, le amministrazioni locali permisero lo svolgimento di un raduno di skinheads provenienti da tutta Europa che, pur dichiarandosi lontani dall'ideologia nazifascista, non hanno certo goduto delle simpatie della popolazione locale, incapace di dimenticare le eroiche azioni dei partigiani operanti su quel territorio sessant'anni fa.
Oggi, lo splendido panorama delle pre-alpi venete viene macchiato dallo sventolare di una bandiera nazista (svastica nera su fondo bianco), issata su un pennone vicino al campanile della cittadina della provincia di Treviso.
"Qualche anziano, alla sua vista, rimane esterrefatto" riportano i giornali.
Revine subisce ancora una volta l'attacco da parte di gruppi di estrema destra che, purtroppo, non si sono ancora estinti nel nostro paese. E' inutile citare i casi di Firenze e del killer di CasaPoud o le dichiarazioni di Gianluca Iannone, leader dello stesso gruppo romano, che pochi giorni fa aveva esultato attraverso il web alla notizia della morte del procuratore Pietro Saviotti.
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