Articolo 21 - Editoriali
Giustizia e carceri. Sognando quel format sui diritti umani che rimane lettera morta
di Valter Vecellio
Capita a volte, di sognare. Per esempio, che la televisione trasmetta uno speciale approfondimento di un paio d’ore, dedicato al problema, sempre più drammatico, e sollevato con autorevolezza dal presidente della Repubblica nel suo messaggio di inizio 2010, della giustizia e delle carceri. Un approfondimento introdotto da un servizio giornalistico dove si dà conto di quello che è a tutti gli effetti un disastro, la perenne emergenza in cui versa un’istituzione al collasso: l’elevatissimo numero di morti in carcere, dovute in percentuale rilevante, a “cause da accertare” e la quantità di suicidi, circa il 16-18 per cento superiore a quella rilevata nell’intera popolazione; magari con un’intervista al cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, che recentemente ha visitato il carcere di San Vittore; alla fine della visita, Tettamanzi – che pure la realtà carceraria la conosce bene – ha detto di aver visto cose di uno “squallore intollerabile...sconvolgenti”. Al cardinale è stato “semplicemente” chiesto di raccontare che cosa di “sconvolgente” ha visto e sentito.
Il sogno prosegue con dibattito, a cui prendono parte il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente dell’associazione “A buon diritto” Luigi Manconi, rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria, alcuni detenuti che stanno scontando pene definitive e altri che si trovano in carcerazione preventiva, e che raccontano la loro esperienza quotidiana; previsto anche l’intervento di rappresentanti degli avvocati penalisti e dell’Associazione nazionale dei Magistrati: per dibattere della questione dei processi che non finiscono mai, della vera o presunta scarsa produttività dei magistrati, delle difficoltà che incontrano nel loro lavoro; delle migliaia di processi che ogni settimana vanno in prescrizione, e che nei fatti si traduce in una amnistia quotidiana, silenziosa, di massa e di classe, dal momento che a beneficiarne è solo chi si può permettere un buon avvocato. Alla trasmissione prende parte anche Marco Pannella, cui è riservato uno spazio particolare, simbolico risarcimento del riconosciuto danno che lui in prima persona, e in quanto leader del Partito Radicale ed esponente del movimento dei diritti civili, ha subito e patito nel corso di questi quarant’anni, in cui gli è stato impedita e preclusa la possibilità di far conoscere le sue opinioni, le sue proposte, le sue soluzioni, e l’opinione pubblica non le ha dunque potute conoscere.
Un momento particolarmente suggestivo, dal punto di vista visivo, quando nello studio televisivo sono mostrati plastici e modellini degli ambienti del carcere di Regina Coeli a Roma, di Capanne a Perugia e del penitenziario di Teramo, e si sono ricostruite tutte le fasi che hanno poi portato alla morte di Stefano Cucchi e di Aldo Bianzino; è quando si chiede un commento al ministro Alfano alla registrazione di una conversazione tra alcuni agenti di custodia di Teramo, a proposito di un pestaggio inflitto a un detenuto.
Dopo il primo, un secondo sogno: uno speciale dedicato alla pena di morte. Esponenti di movimenti come “Nessuno tocchi Caino”, “Amnesty International”, “Medici senza frontiere”, “Emergency”, parlano delle iniziative dopo l’approvazione della moratoria delle esecuzioni; di come in alcuni paesi come Cina, Arabia Saudita, Iran, si viene giustiziati; e del caso del cittadino britannico che, pur affetto da riconosciute tare psichiche, le autorità cinesi hanno ucciso; storie, fatti, notizie, alternate magari da letture di brani del libro di Leonardo Sciascia “Porte Aperte”, che racconta come nell’Italia fascista un piccolo giudice si sia battuto allo stremo, e rovinandosi la carriera, pur di impedire una condanna a morte. Battaglia persa da quel piccolo giudice, ben consapevole che sarà stato sconfitto; ma ciò non gli impedisce di battersi ugualmente contro la sentenza di morte. Siamo sicuri che non esista, anche dal punto di vista dell’audience, oltre che del “gradimento”, una fascia di popolazione che chiede di sapere, di conoscere, e desidera approfondire questioni come queste, relative ai diritti di tutti e di ciascuno?
Peccato che il sogno sia destinato a restare tale; eppure basterebbe davvero poco...Basterebbe per esempio approntare quel format per i diritti umani e civili da tempo auspicato, da più parti richiesto, e che però rimane lettera morta. E certo non per un caso.
Il sogno prosegue con dibattito, a cui prendono parte il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente dell’associazione “A buon diritto” Luigi Manconi, rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria, alcuni detenuti che stanno scontando pene definitive e altri che si trovano in carcerazione preventiva, e che raccontano la loro esperienza quotidiana; previsto anche l’intervento di rappresentanti degli avvocati penalisti e dell’Associazione nazionale dei Magistrati: per dibattere della questione dei processi che non finiscono mai, della vera o presunta scarsa produttività dei magistrati, delle difficoltà che incontrano nel loro lavoro; delle migliaia di processi che ogni settimana vanno in prescrizione, e che nei fatti si traduce in una amnistia quotidiana, silenziosa, di massa e di classe, dal momento che a beneficiarne è solo chi si può permettere un buon avvocato. Alla trasmissione prende parte anche Marco Pannella, cui è riservato uno spazio particolare, simbolico risarcimento del riconosciuto danno che lui in prima persona, e in quanto leader del Partito Radicale ed esponente del movimento dei diritti civili, ha subito e patito nel corso di questi quarant’anni, in cui gli è stato impedita e preclusa la possibilità di far conoscere le sue opinioni, le sue proposte, le sue soluzioni, e l’opinione pubblica non le ha dunque potute conoscere.
Un momento particolarmente suggestivo, dal punto di vista visivo, quando nello studio televisivo sono mostrati plastici e modellini degli ambienti del carcere di Regina Coeli a Roma, di Capanne a Perugia e del penitenziario di Teramo, e si sono ricostruite tutte le fasi che hanno poi portato alla morte di Stefano Cucchi e di Aldo Bianzino; è quando si chiede un commento al ministro Alfano alla registrazione di una conversazione tra alcuni agenti di custodia di Teramo, a proposito di un pestaggio inflitto a un detenuto.
Dopo il primo, un secondo sogno: uno speciale dedicato alla pena di morte. Esponenti di movimenti come “Nessuno tocchi Caino”, “Amnesty International”, “Medici senza frontiere”, “Emergency”, parlano delle iniziative dopo l’approvazione della moratoria delle esecuzioni; di come in alcuni paesi come Cina, Arabia Saudita, Iran, si viene giustiziati; e del caso del cittadino britannico che, pur affetto da riconosciute tare psichiche, le autorità cinesi hanno ucciso; storie, fatti, notizie, alternate magari da letture di brani del libro di Leonardo Sciascia “Porte Aperte”, che racconta come nell’Italia fascista un piccolo giudice si sia battuto allo stremo, e rovinandosi la carriera, pur di impedire una condanna a morte. Battaglia persa da quel piccolo giudice, ben consapevole che sarà stato sconfitto; ma ciò non gli impedisce di battersi ugualmente contro la sentenza di morte. Siamo sicuri che non esista, anche dal punto di vista dell’audience, oltre che del “gradimento”, una fascia di popolazione che chiede di sapere, di conoscere, e desidera approfondire questioni come queste, relative ai diritti di tutti e di ciascuno?
Peccato che il sogno sia destinato a restare tale; eppure basterebbe davvero poco...Basterebbe per esempio approntare quel format per i diritti umani e civili da tempo auspicato, da più parti richiesto, e che però rimane lettera morta. E certo non per un caso.
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