di redazione*
Stretta contro il web da parte delle autorita' del Cairo in vista delle manifestazioni contro il governo iniziate subito dopo la preghiera di mezzogiorno nelle principali citta' dell'Egitto. Internet e' stato bloccato in tutto il paese e da ieri sera e' impossibile accedere al social network Facebook e al sito di micro-blogging Twitter.
La censura di Internet ricorda la repressione del governo iraniano di due anni fa contro le forze di opposizione. Nel 2009 per arginare le proteste contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Teheran blocco' Internet e tutti i principali siti per lo scambio di informazioni, cercando di impedire che il movimento d'opposizione potesse avere dei punti di riferimento in rete.
La stessa strategia sembra essere sata adottata dal Cairo.
Facebook e Twitter, infatti, sono stati utilizzati dall'opposizione egiziana, cosi' come e' stato anche nel caso piu' recente della Tunisia, per organizzare le manifestazioni dei giorni scorsi.
La stretta contro Internet rispecchia la volonta' del governo egiziano di impedire un coordinamento delle manifestazioni in programma oggi, che si preannunciano imponenti vista l'adesione dei principali gruppi d'opposizione.
Secondo dati diffusi dal sito web 'BGPmon', che monitora la connettivita' dei paesi di tutto il mondo ad Internet, almeno l'88% dei siti web egiziani risulta oggi inaccessibile. Alcuni esperti fanno notare che, sebbene gia' in altri casi alcuni governi avevano provveduto a chiudere Facebook e Twitter per evitare manifestazioni, in Egitto si e' deciso di intervenire su tutti i server, bloccando di fatto la rete.
Per isolare ulteriormente i manifestanti e rendere difficili le comunicazioni, le autorita' hanno anche bloccato il servizio di telefonia mobile al Cairo e in altre citta', mentre da questa mattina e' impossibile inviare sms.
Il governo egiziano sta cercando di frenare una rivolta, nata sulla spinta di quanto avvenuto in Tunisia, avviata anche in questo caso attraverso Internet dai gruppi di opposizione egiziani. La grande manifestazione che si e' tenuta martedi' a piazza Tahrir, al centro del Cairo, e le altre organizzate nel resto del paese, sono state promosse e coordinate tramite il web. Per capire la forza dei social network in Egitto basta ricordare come il movimento giovanile '6 aprile' possa contare sul sostegno di 20mila persone su Facebook.
La rete, inoltre, ha veicolato le notizie sulle proteste in tutto il paese, contribuendo a estendere la mobilitazione. Diverso e' invece l'approccio al web dei partiti storici dell'opposizione egiziana, come i Fratelli Musulmani e il partito al-Wafd, che preferiscono comunicare notizie attraverso i propri siti Internet ufficiali, invece che ricorrere ai social network. E' infatti sulla home page di al-Wafd che nei giorni scorsi e' stata annunciata la prima vittima degli scontri al Cairo.
Infine, cosi' come avvenuto in Tunisia e due anni fa in Iran, anche in questa nuova rivolta egiziana emerge con frequenza l'utilizzo dei video postati su 'Youtube' come forma di controinformazione. E' sulla piu' famosa piattaforma di video-sharing che nei giorni scorsi e' apparso il filmato nel quale veniva mostrato l'agente di polizia, ucciso dalla calca nel corso della manifestazione a piazza Tahrir, mentre veniva portato in ospedale. Proprio oggi il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, rivolgendosi alle autorita' egiziane ha dichiarato che "uno dei principi di base della democrazia e' la tutela della liberta' di espressione. La liberta' di espressione - ha precisato - deve essere completamente rispettata'.
*(fonte Adnkronos)